Svetlana Prokopieva, giornalista russa di Pskov (città nel nord ovest del Paese) ora rischia 7 anni di carcere. Le autorità russe la accusano di apologia di terrorismo, un’ipotesi di reato che viene usata per imbavagliare i giornalisti scomodi. L’accusa formale è scattata a fine settembre, ma secondo tutte le principali organizzazioni internazionali che difendono la libertà di espressione, compresa la Federazione europea dei giornalisti, Svetlana non ha fatto altro che il suo lavoro nella redazione locale di Ekho Mosca, una radio indipendente la cui sede principale è nella capitale russa.
Le indagini a suo carico sono iniziate circa un anno fa, quando ha messo in discussione la politica repressiva del Governo dopo che un ragazzo di 17 anni, anarchico, si è fatto esplodere per protesta davanti all’entrata del servizio di sicurezza della città di Arkhangelsk.
Oggi Svetlana è nella lista degli “estremisti e terroristi “ , sotto stretta sorveglianza , privata di passaporto e di conto in banca e i suoi account sono stati bloccati.
Secondo Reporter sans frontieres il caso di Svetlana Prokopieva è usato dalle autorità russe per mandare messaggi intimidatori a tutti i giornalisti che criticano il governo.
In questi giorni l’organizzazione Pen international di Mosca ha organizzato un flash mob e avviato una campagna in difesa della giornalista.
È importante che il caso venga portato all’attenzione dell’opinione pubblica europea in vista di un processo che si annuncia durissimo e che potrebbe condannare Svetlana nel tentativo di imbavagliarla definitivamente.
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