Renzi spara dalla Leopolda, e Di Maio stringe la tenaglia su quota 100, partite Iva e contante
Di Pino Salerno
Matteo Renzi torna al centro della scena politica chiudendo la decima edizione della Leopolda a Firenze. Un Renzi di lotta e di governo, come si sarebbe detto una volta e come ha titolato qualche quotidiano? Parrebbe di sì, se stiamo a quanto si è detto durante i giorni di dibattito “leopoldino”, dove il vero nemico è sembrato essere proprio il Pd, mentre partiva l’opa su Forza Italia e con Salvini si giocava facile, come sparare sulla Croce rossa, insomma. Nelle conclusioni della kermesse fiorentina, Renzi ha condermato che non intende far mancare l’appoggio di Italia viva al Governo Conte, anche se su molte questioni aperte riguardo la manovra restano distanze. E assicura che la legislatura durerà almeno fino all’elezione del prossimo Capo dello Stato.
Renzi: “se propongo di non tartassare le partite Iva non faccio un ultimatum”
“Chi è stato in Leopolda in questi tre giorni – ha detto il leader di Italia viva nel suo discorso conclusivo – ha visto che questo è un luogo dove sono fiorite delle idee. Dire qualcosa di positivo, proporre idee è fare politica non fare ultimatum. Se propongo di non tartassare le partite Iva non faccio un ultimatum. Noi abbiamo fatto il regime forfettario per le partite Iva, non siamo noi contromano. Non è arrivato nemmeno un ultimatum al governo da questo salone”. Poi è entrato nel vivo della discussione sulla manovra, sottolineando ancora come ci sia diversità di vedute con il Pd. “Evitiamo i balzelli come la sugar tax, l’aumento sulle partite iva – ha affermato -. Questo è un argomento che ci ha portato a discutere con il Pd. Io non voglio fare polemiche. Il Pd era casa mia ed era casa nostra. Ma il punto fondamentale, che ci ha portato a dividere le strade, è che su alcuni temi c’è una distanza. A cominciare dal fatto che in Italia non si può aumentare la pressione fiscale. Senza rabbia”. Secondo il leader di Italia viva “sta crescendo la spesa troppo e se cresce la cosa più semplice è dire ‘prendo e aumento le tasse’. Così ci riescono tutti. Ma Italia viva non può che essere contro l’aumento delle tasse. La nostra proposta è: teniamo la pressione fiscale alla stessa percentuale dell’anno scorso, abbassiamo le spese e offriamo gratuitamente il lavoro di cinque professionisti per lavorare sulla revisione della spesa. Si può tagliare la spesa senza toccare i servizi. Ci prendiamo noi il compito di gestire la revisione della spesa”.
Altro tema caldo e potenzialmente divisivo è quota 100, che Italia viva conta di cancellare. Ma la versa sfida politica è l’elezione del prossimo Capo dello Stato
“Al populista – ha sottolineato Renzi – non interessa risolvere il problema, interessa enunciarlo. Ma perché Salvini fa quota 100? Perché deve dire che ha risolto il problema dei pensionati. E’ la politica dell’annuncio, del tweet”. Sul contrasto all’evasione fiscale ha annunciato: “Faremo un seminario, noi vogliamo introdurre la patente fiscale a punti. Questo lavoro porterà i parlamentari di Iv a presentare delle proposte su fisco digitale e innovazione”. Ma il vero collante che tiene l’ex premier attaccato a questo governo è l’elezione del prossimo inquilino del Quirinale, sconvolgendo quelli che secondo lui erano i piani di Salvini, perché “il suo disegno sovranista puntava al Colle”. E ha spiegato: “Noi non arriveremo alla fine della legislatura perché i parlamentari non vogliono andare a casa. Premesso: i parlamentari non vogliono andare a casa, inutile essere ipocriti. Ma in questa legislatura scade il mandato del presidente della Repubblica e il presidente della Repubblica continua ad avere un ruolo che è fondamentale. E’ un ruolo chiave. Se rimane questa legislatura in vita il successore di Sergio Mattarella sarà espressione di forze che credono dell’Europa e non stanno in piazza con Casapound. Non è nella disponibilità di nessuno, né del premier che non è in Parlamento, né di leader politici, che non sono in Parlamento, mettere in discussione il dovere che questa legislatura garantisca una maggioranza europeista e non sovranista per eleggere il presidente della Repubblica. Chi ci accusa di staccare la spina si guardi allo specchio”. Per Renzi, quindi “il treno della legislatura arriva al 2023, e chi vuole scendere prima può farlo, ma noi vogliamo garantire alternativa al bullismo istituzionale”. Infine, Renzi ha riservato un’ultima stoccata all’altro Matteo: “Salvini pensava di offendermi dicendomi che ho un 3%. Ti fai fregare da uno col 3%? Goditi il Papete che a governare il Paese ci pensiamo noi”.
Conte e la tenaglia sulla manovra nelle mani di Di Maio e Renzi
Non ci sono ultimatum sulla manovra, dunque, né daLuigi Di Maio né da Matteo Renzi che replicano a Giuseppe Conte, il quale a Perugia, aveva invitato tutti a “fare squadra” sulla legge di bilancio, avvertendo che “è fuori” dal governo “chi non la pensa così”. All’indomani del monito dai toni ‘ultimativi’ del presidente del Consiglio, la reazione del capo politico del M5s non è per niente ‘soft’. “Sono soddisfatto che sia stato convocato il vertice di maggioranza, domani, e potremo discutere di questo”, premette, da Matera, dove si trova per la presentazione del padiglione italiano a Expo Dubai 2020. “Ma – aggiunge, subito dopo – devo dire anche che i toni di queste ore mi meravigliano, mi sorprendono e ci addolorano come Movimento 5 stelle, ma non è il tema del Movimento, toni del tipo ‘O si fa così o si va a casa’ fanno del male anche al Paese e al governo perché in politica si ascolta e si prendono in considerazione le proposte della prima forza politica che regge questo governo che è il Movimento. Perché, se va a casa il Movimento è difficile che possa esistere ancora la coalizione di Governo, anzi quasi impossibile”.
Di Maio: troppo nervosismo in questo governo
“Secondo me non c’è nessun ultimatum, contro-ultimatum, credo soltanto che bisogna fare in modo che in questo governo ci sia meno nervosismo meno prese di posizione dure e mettere al centro le persone e non le proprie opinioni”, chiarisce. Di Maio poi ribadisce su Facebook le “tre proposte imprescindibili” che il M5s porterà al vertice, a tutela del “popolo delle partite Iva”, a favore del “carcere per i grandi evasori” e di meno rigore su limiti al contante e Pos. Dall’altra parte, Renzi, dal palco della Leopolda, a Firenze, insiste sulla cancellazione di ‘quota 100’ sulle pensioni (“uno spot che costa 20 miliardi”), che per M5s non si tocca. Tutti temi che verranno affrontati nel vertice di maggioranza convocato lunedì, prima della riunione del Consiglio dei ministri che si dovrebbe tenere alle 19 (con all’ordine del giorno al momento il decreto sisma). “Caro presidente”, dice Renzi a Conte, “se vuoi combattere l’evasione fiscale e chiedi alla forze politiche se sono d’accordo, ti faccio conoscere il luogo da cui sono nate le misure che hanno fatto recuperare 15 miliardi di evasione. Sono nate su questo palco e se hai cambiato idea rispetto allo scorso anno, siamo felici di lavorare con te”, dice poi, rivolto al premier. Messa così, la promessa di Renzi che il governo durerà sembra come quel monito che egli lanciò a Enrico Letta, quello “stai sereno”, che però aprì le porte al primo governo Renzi. Non è che qualcuno alla Leopolda sta già pensando a un Renzi numero 2?