“A me delle guardie nun me frega, io tiro fuori il fero e te sparo in testa pezzo di merda ….Giornalisti bastardi”. Era il 7 gennaio di quest’anno dentro le mura del cimitero monumentale del Verano, Roma. Alla cappella dei martiri fascisti (sic!) una sessantina di sgherri neri ricordano, come ogni anno, le vittime di Acca Larentia, due aderenti dell’Msi uccisi nel 1978 a colpi d’arma da fuoco sparati da un gruppo armato e un terzo morto nelle ore successive durante gli scontri con le forze dell’ordine.
Federico Marconi, cronista de l’Espresso, e il fotoreporter Paolo Marchetti erano lì per documentare, per l’inchiesta che da tempo il settimanale svolge sui gruppi dell’estrema destra. Vengono notati, circondati, malmenati, viene sottratta la scheda della fotocamera di Marchetti. A Federico, preso a calci e schiaffi, viene intimato di cancellare le foto dal telefono che poi gli viene tolto di mano per controllare se l’ha fatto davvero. Allora partono minacce e insulti e poi il manipolo si allontana.
A fine marzo, in seguito alle indagini della Digos coordinate dal pm Eugenio Albamonte, finiscono ai domiciliari Giuliano Castellino, leader romano del gruppo neofascista Forza Nuova, e Vincenzo Nardulli, storico esponente di Avanguardia nazionale, organizzazione fondata da Stefano Delle Chiaie, sciolta nel 1976 in base alla legge Scelba contro la ricostituzione del partito fascista, ma oggi di nuovo attiva con gli stessi personaggi, simboli, parole d’ordine e la stessa logica di sopraffazione.
La prima udienza, il 17 settembre scorso, a fare il pieno nell’aula di piazzale Clodio sono stati proprio i fascisti: una folla di vecchi reduci del neofascismo anni settanta, brutti ceffi gonfi di muscoli e tatuaggi, un fiorire di maglie nere, croci celtiche e rune, di saluti romani neanche nascosti, davanti agli occhi dei magistrati e delle forze dell’ordine. Presente anche il capo di Forza Nuova Roberto Fiore, che pur vicino oggi al movimento Pro vita antiabortista, era lì per esprimere solidarietà a chi aveva minacciato di morte un giornalista. Erano in tanti che costringevano naturalmente in un angolo il gruppo di colleghi de l’Espresso presenti insieme al vice direttore Lirio Abbate, e la sottoscritta per Articolo 21.
Il 21 ottobre, per la nuova udienza, faremo in modo da rovesciare i numeri: a riempire la sala saremo noi e ringraziamo le amiche e gli amici di NoBavaglio che già si sono attivati per mobilitare quanti credono nella difesa della democrazia e dei principi costituzionali.
Saremo fuori, ma soprattutto saremo dentro quell’aula, per dare sostegno a Federico e Paolo, al settimanale per cui lavorano e che da sempre è in prima linea nelle inchieste su trame nere, mafie e gruppi eversivi. Per dimostrare anche a chi dovrà giudicare che le istituzioni della Repubblica italiana, che sono arrivate a individuare e portare sul banco degli imputati due fascisti dichiarati, hanno il sostegno dei cittadini. E chi pensa di venire a rinverdire gli oscuri e minacciosi simboli fascisti, sappia che sapremo documentare e denunciare nei nostri giornali, tv, sui nostri siti. Non ci fanno paura, né ora né mai.
Iscriviti alla Newsletter di Articolo21