Da Benin City all’inferno

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di Sergio Nazzaro

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Sergio Nazzaro è l’autore di “Mafia Nigeriana. La prima indagine della squadra antitratta edizioni Città Nuova

Il traffico di esseri umani, considerato nelle due forme dello smuggling e del trafficking, costituisce ormai, per gli illeciti profitti che ne derivano, il secondo settore d’interesse illecito delle più qualificate organizzazioni criminali di matrice etnica, dopo il traffico di droga. Tale dato è riscontrato anche per la criminalità nigeriana, affermatasi negli ultimi venti anni in Europa, negli Stati Uniti e nel Sud America in entrambe le attività.
In Italia, in particolare, gruppi di tale etnia hanno cominciato a mettersi in evidenza negli anni Ottanta, in coincidenza coi consistenti flussi migratori provenienti dal continente africano, insediandosi inizialmente nel casertano e dedicandosi allo sfruttamento di giovani prostitute connazionali. Nel corso degli anni, i sodalizi nigeriani si sono diffusi su tutto il territorio nazionale, creando stabili e consistenti insediamenti, soprattutto nella città di Torino, divenuta la principale destinazione italiana delle giovani donne nigeriane trafficate ai fini di sfruttamento sessuale, ma anche nel Veneto (Padova), in Lombardia (Brescia e Milano) e, in misura minore, nel centro-sud, come confermato dalla presente attività di indagine.
La maggiore colonia di cittadini nigeriani è situata tuttavia proprio in Campania, a Castel Volturno, un piccolo paese del casertano che sorge sul litorale Domizio, a poche decine di chilometri da Napoli, dove una sensibile quota della popolazione è formata proprio da persone di tale nazionalità. Ed è proprio nel casertano, e nella zona Domiziana della provincia di Napoli, che sono state effettuate, anche nel recentissimo passato, innumerevoli operazioni di polizia nei confronti di tantissimi soggetti di nazionalità nigeriana.
Ciascun gruppo si caratterizza per la comune provenienza etnico-tribale che contribuisce a garantire, unitamente ai vincoli familiari e alle tradizioni magico-religiose, una elevata compattezza interna, che rende possibile un’efficace operatività nonostante la ricorrente suddivisione in cellule attive in diverse aree territoriali. Si tratta di gruppi connotati da un alto livello organizzativo e di pericolosità, ai quali sono riconducibili i caratteri dell’associazione mafiosa, sotto il profilo del metodo “violento” scaturente dalla forza di intimidazione del vincolo associativo adoperato dai promotori dell’associazione per ottenere l’assoggettamento dei soggetti sfruttati a fine di prostituzione.
I dati dell’attività di contrasto alla matrice criminale relativi agli ultimi tre anni, ne confermano la capillare distribuzione sul territorio, la tendenza a un accresciuto coinvolgimento in attività illecite di vario tipo, tra le quali prevalgono quelli in materia di stupefacenti e immigrazione clandestina.
La maggior parte delle ragazze trafficate ai fini dello sfruttamento sessuale proviene dal sud della Nigeria (Benin City o Lagos) o da alcune cittadine dell’interno e appartiene solitamente alle tribù Igbo, Yoruba, Bini, Edo. Sono tutte donne con una età compresa tra i 16 ed i 25 anni con un basso livello di istruzione.
La situazione di precarietà economica e la speranza di trovare all’estero migliori condizioni di vita, agevolano le attività delle organizzazioni criminali. Le famiglie delle vittime, allo scopo di finanziare il viaggio verso l’estero delle proprie figlie, contraggono debiti con le “madame” che possono arrivare a 50.000, e in alcuni casi anche a 60.000 euro. Cifre che verranno saldate proprio attraverso il successivo sfruttamento delle trafficate.
Una volta esaurita la fase del reclutamento, i gruppi criminali organizzano il viaggio verso le destinazioni finali. Predispongono la documentazione necessaria all’espatrio, spesso assicurata dalle proprie cellule attive in territorio estero, con specifici compiti di reperimento, attraverso canali internet, dei documenti di viaggio e dei biglietti. Tali attività vengono compiute attraverso l’uso fraudolento di codici di carte di credito, preventivamente captate da sodali incaricati dell’attività. Il passaporto, in alcuni casi, viene ottenuto direttamente da soggetti che hanno contatti di natura illegale con la polizia locale e con elementi che si trovano all’interno delle varie ambasciate che rilasciano i visti d’ingresso. Sono passaporti “regolari”, acquisiti attraverso l’organizzazione criminale, che poi, in maniera fraudolenta, si limita a sostituire la fotografia. In alcuni casi i passaporti sono inviati per posta in Italia o fatti arrivare attraverso un amico o un parente.
Il luogo di partenza, nella maggior parte dei casi, è l’aeroporto di Lagos in Nigeria. Il primo scalo è un altro aeroporto africano, spesso in Ghana, dove è presente storicamente una forte comunità di origine nigeriana, ma anche a Cotonou, città del vicino Stato del Benin. Altre volte la prima tappa è invece nel Togo, da dove le donne partono per la Spagna (Barcellona e Madrid) prima di arrivare in Italia.
Le principali città di elezione dei traffici di “smistamento” delle donne, sono: Torino,  Milano, Genova, Verona, Padova, Brescia e Mestre per il nord; Livorno, Rimini, Perugia e l’hinterland romano per il centro; Napoli, Castel Volturno e l’agro domiziano per il sud. Queste donne arrivano in Italia in aereo, facendo scalo negli aeroporti di Milano e a Fiumicino, e vengono prese in consegna dai referenti delle consorterie che le affidano alle madame o ad altre donne di fiducia delle stesse madame che hanno compiti di controllo e riscossione dei proventi della prostituzione.
Le madame rivestono una funzione essenziale all’interno del sodalizio criminale. Spesso, infatti, è la stessa madame, scaricatasi a sua volta del debito contratto, a inserirsi nell’attività di “acquisto”, pagando tra i 10.000 e 12.000 euro, per l’ingresso delle ragazze. In tal modo si garantisce la destinazione e l’amministrazione finale delle ragazze, usufruendo di un maggior guadagno. Queste stesse donne hanno il compito di sorvegliare le ragazze e di avviarle all’esercizio della prostituzione, e lo fanno ricorrendo a metodi di coercizione psicologica e morale come la sottrazione dei documenti d’identificazione, utilizzati dall’organizzazione per l’ingresso di altre donne, e la segregazione delle vittime in alloggi gestiti dai sodalizi, oltre che con il ricorso ai riti magico-esoterici, come i riti vudù, particolarmente efficaci per l’assoggettamento delle giovani sfruttate.

Da mafie


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