Inconsciamente attribuiamo all’atleta una forza fuori del comune e restiamo esterrefatti se la vita ci fa toccare con mano il suo “tallone d’Achille”, la sotterranea, silenziosa, fragilità che può tagliare le gambe a chiunque. Spesso sono proprio questi due aspetti contrastanti che avvicinano a noi un personaggio pubblico e ne fanno un mito. Ed è davvero difficile scrivere e rendere autentica la tensione di un conflitto psichico così complesso senza cadere nella retorica dei luoghi comuni, ma ci riesce Ariele Vincenti che ha scritto, interpretato e diretto “Ago:capitano silenzioso”, monologo che debutta a teatro per la prima volta e si materializza in un one man show con la potenza del dramma, riuscendo a entusiasmare il pubblico fino a sollevare cori e risate.
Con una ricerca biografica attenta, Ariele Vincenti ricostruisce una storia di particolari realmente accaduti: Agostino Di Bartolomei è stato un calciatore italiano di spicco. Dal 1972 al 1984 giocò nella Roma, della quale divenne capitano; era numero 10 quando arrivò lo scudetto a una squadra che, oltre a lui, vantava atleti come Conte, Falcao, Pruzzo. Nel 1994, a soli trentanove anni, dopo essersi definitivamente ritirato dal calcio, Agostino Di Bartolomei si suicidò con un colpo di pistola al cuore. Vincenti, attraverso la memoria di un tifoso compagno di giochi, ritrae non solo una personalità, bensì un mondo del quale dall’esterno non si conoscono che vitalità e istinti primordiali.
Vincenti racconta di un ragazzo cresciuto nella borgata di Tor Marancia, che giocava sotto casa a pallone ma non dimenticava lo studio, che alla professione era arrivato perché qualcuno era venuto a cercarlo. Ne rileva il carattere: garbato, corretto in campo, soprattutto “silenzioso”. L’opposto di quella mentalità calcistica urlata e aggressiva che alcuni prendono a modello, tanto da rendere “Ago: capitano silenzioso” una piéce educativa. Portando in superficie le esigenze psicologiche, le debolezze inconfessate di un “sottosuolo”individuale e culturale, le ragioni di una sconfitta antropica, l’attore compie un’operazione che restituisce al calcio la sua poesia.
Teatro Ghione di Roma fino al 6 ottobre 2019
Ufficio stampa Teresa Bartoli
Foto Francesco Narrarelli
Grafica Marco Animobono
Luci Luca Palmieri
Fonica Fabrizio Cioccolini
Si ringrazia Nicola Pistoia Er Pinto Emilio Stella