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Il lungo filo rosso che lega gli omicidi Alpi, Hrovatin, Rostagno e Li Causi ostacola verità e giustizia

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Molto si pensa di conoscere sul caso Ilaria Alpi-Miran Hrovatin. Basta una semplice ricerca in Rete che articoli e video sulla vicenda letteralmente esplodono. Leggendoli o guardandoli, anche sommariamente, però subito ci si rende conto che “raccontano” tutti la stessa cosa. Un apparente pluralismo informativo che è invece molto monocorde e superficiale. Per capire, non tutto ma almeno una parte, di cosa è veramente accaduto in Somalia e in Italia in quel periodo bisogna andare molto più a fondo. Esattamente come hanno fatto gli autori di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Depistaggi e verità nascoste a 25 anni dalla morte e Skorpio. Vincenzo Li Causi, morte di un agente segreto, i quali hanno scelto di seguire “un filo rosso: quello dei depistaggi”.

Un libro molto intenso, quello su Alpi e Hrovatin. Traspare dalla scrittura il trasporto con il quale gli autori tutti hanno seguito negli anni la vicenda. E non di certo per mero interesse professionale. C’è ricordo, c’è affetto e anche tanta rabbia in ciò che scrivono. Quel sentimento che nasce dal non riuscire a capacitarsi del motivo o dei motivi per cui la verità non debba venire fuori, anche a distanza di così tanto tempo, e la giustizia finalmente trionfare.

Nel caso Alpi-Hrovatin finora non ci sono state né l’una né l’altra. False piste, falsi testimoni, depistaggi, contraddizioni, informazioni falsate… questo sì, a volontà. Manca invece il nome anche di uno solo dei mandanti e degli esecutori del delitto. Manca una verità giudiziaria. Perché?

Il libro a più voci aiuta il lettore a comprendere la tenacia, la forza, la determinazione e il senso di giustizia di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, ma anche quello del gruppo degli autori. Giornalisti d’inchiesta ma non solo quello. Giornalisti come dovrebbero esserlo tutti quelli che si fregiano di questo titolo professionale. Dovrebbero.

Durante l’intera lettura si viene assaliti da un forte senso di frustrazione, e di rabbia. Ci si chiede continuamente “perché”.

Perché, per esempio, l’apparato istituzionale si piega a simili compromessi e poi tenta disperatamente di nascondere la polvere sotto il tappeto con depistaggi e/o segretazione?

Qualcuno obietterà che questo è il mondo “parallelo” dei servizi di intelligence e che funziona così in tutti i paesi. Sarà. Ma il bigottismo e il falso moralismo che c’è in Italia difficilmente si riscontra altrove. Non è certo comune a tutti la volontà, o meglio la presunzione di dispensare insegnamenti di moralità ed etica, cosa che invece ha sempre caratterizzato e continua a farlo la classe politica e dirigente italiana, nonché la “semplice” cittadinanza. Anche laddove sia palesemente implicata e collusa.

È vero, non lo si può certo negare che in Italia ci sia un gruppo di giornalisti e attivisti che, fin dal primo momento, si sono duramente impegnati, insieme ai famigliari, affinché la verità sull’omicidio Alpi-Hrovatin fosse portata allo scoperto. Ancora stanno lottando. Ma il resto degli italiani che fa? Che cosa ha fatto?

Il discorso va esteso naturalmente a tutti gli episodi simili.

Molti giovani forse non conoscono neanche Ilaria Alpi, Miran Hrovatin e la loro storia. Come, con ogni probabilità, non conoscono quella di tutti gli altri che con impegno, dedizioni, abnegazione hanno perseguito i valori dell’onestà, della correttezza civile e della verità. Molti giornalisti lo stanno tutt’ora facendo.

Ancora più triste è realizzare che, con ogni probabilità, anche molti dei genitori di questi giovani non conoscono le loro storie. Non hanno interesse a conoscerle. Non si pongono interrogativi di sorta e preferiscono non sapere e non capire. Nessuno di loro si chiede cosa avesse in realtà scoperto Ilaria Alpi in Somalia e in Italia, cosa avesse documentato Mauro Rostagno, quale fosse in realtà il gioco di Vincenzo Li Causi, dei suoi capi e delle istituzioni.

Tutto questo viene volutamente ignorato perché lontano, nel tempo come nello spazio. Si preferisce credere, per esempio, che l’Italia non abbia nulla a che spartire con “questa massa di nullafacenti, approfittatori, potenziali stupratori e delinquenti ruba lavoro” che ogni giorno approdano lungo le coste italiane, spesso con mezzi di fortuna e dopo viaggi indescrivibili da diversi paesi africani, compresa la Somalia.

Si può anche continuare a fingere di non vederla, ma la linea rossa che lega quanto fatto dai governi occidentali nei decenni passati e gli ingenti flussi migratori di oggi esiste. Si può anche negare che esista, ma non per questo smetterà di esistere.

#NoiNonArchiviamo

Bibliografia di riferimento

Luigi Grimaldi, Luciano Scalettari, Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Depistaggi e verità nascoste a 25 anni dalla morte, Round Robin Editrice, Roma, 2019 (con i contributi di: Marco Birolini, Francesco Cavalli, Max Giannantoni, Mariangela Gritta Grainer, Alessandro Rocca, Roberto Scardova, Maurizio Torrealta)

Massimiliano Giannantoni, Skorpio. Vincenzo Li Causi, morte di un agente segreto, Round Robin Editrice, Roma, 2018.


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