Mentre le Camere, del resto già devitalizzate da questo governo, decidono la chiusura record di 38 giorni, il ministro dell’Interno Matteo Salvini, felice di non dover rispondere in Parlamento e di stare dovunque fuorché al Viminale, si esibisce in conferenze-stampa da spiaggia nelle quali si permette di usare il termine “zingaraccia”, di non riconoscere che le navi italiane sono “suolo italiano” e di invitare l’inviato di “Repubblica” ad “andare a filmare i ragazzini che gli piacciono tanto” insinuando qualche nefandezza. Però dal sindacato giornalisti e dall’Ordine non si sono levate immediate, energiche, dure prese di posizione a difesa della dignità già abbastanza ferita della nostra professione. Che sarà certamente scaduta, ma anche per la debolezza con la quale si contesta una gestione grottesca, incredibile di un Ministero fondamentale per il Paese, una gestione mai vista anche negli anni più difficili della democrazia. Mai si è offeso così il garantismo, il diritto ad opinioni diverse o contrarie.
Noi eleviamo la nostra più forte e indignata protesta contro questo degrado sia parlamentare sia ministeriale, contro uno sbracamento che offre all’estero un’immagine dell’Italia fra le più volgari e avvilenti e che presenta ai più giovani una democrazia svilita, ridotta a comediaccia insultante e triviale. Chiediamo agli organismi sindacali dell’informazione di reagire con forza a tale inaccettabile scadimento ed esprimiamo la nostra più fervida solidarietà a quanti sono stati in questo anno di governo da ministri mai comparsi sulla scena della politica italiana (compresi i leghisti dei passati governi di centrodestra, dei gentiluomini in confronto a Salvini) con questi atteggiamenti e con questo vocabolario triviale.