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Sudan, massacro di ragazzini che manifestavano pacificamente. Ma il mondo guarda altrove

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La strada che dovrebbe condurre il Sudan verso una piena democrazia continua a essere lastricata di dolore e sangue. Le vittime dell’ennesima manifestazione di protesta erano poco più che ragazzini, studenti scesi in piazza a El Obeid, nello Stato del Nord Kordofan, per contestare le nuove restrizioni a cui è sottoposta la popolazione, sia per il costo del pane che del carburante, ma anche per manifestare dissenso per l’accordo tra società civile e militari raggiunto lo scorso 5 luglio.
Ahmed Abdo Abdelkader, Hasaan Saeed, Mohamed Elfatih, Badr Eldin Abdallah Esmail, Ahmed Abdelkarim, avevano tra i 14 e i 17 anni.
I negoziatori del movimento delle rivolte che avevano portato alla caduta del presidente dittatore Omar Hassan al Bashir hanno cancellato i previsti colloqui con i rappresentanti della Giunta al potere e hanno chiesto un’indagine sull’uccisione dei cinque giovani.
“Non ci saranno negoziati oggi, mentre siamo ancora ad El-Obeid” ha annunciato Taha Osman, parlando dalla cittadina dove gli studenti sono stati uccisi a colpi d’arma da fuoco.
Anche le Nazioni unite chiedono un’inchiesta sull’accaduto, mentre il movimento di protesta continua a chiedere che i generali cedano il potere subito.
I dimostranti hanno accusato le Forze di supporto rapido, forza paramilitare guidata dal potente generale Mohamed Hamdan Dagalo, di aver sparato
sulla folla che manifestava pacificamente.
Da più fronti è stata ventilata l’ipotesi del ‘complotto’ per far saltare
i negoziati che dovrebbero avviare la transizione in Sudan. Tra le voci che denunciano il tentativo di far deragliare l’intesa un oppositore sudanese, Abdel Hussein, all’indomani del massacro nella provincia sudanese del Nord Kordofan. Secondo Hussein oltre ai cinque studenti ci sarebbero altre vittime, almeno una decina di persone non ha fatto rientro alle proprie abitazioni e le famiglie non hanno loro notizie dal giorno della manifestazione.
“E’ il proseguimento della serie di massacri commessi dai sostenitori del passato regime” ha dichiarato al programma “Newsday” nella Bbc Hamid Aldood dell’Associazione dei professionisti sudanesi, che dallo scorso dicembre guida la contestazione in Sudan.
Secondo il Comitato centrale dei medici sudanesi a El Obeid sono rimaste ferite almeno 62 persone. Le autorità hanno proclamato lo stato d’emergenza nell’area, dove è in vigore il coprifuoco notturno. I manifestanti hanno puntato da subito il dito contro le Forze di supporto rapido, accusate anche per la strage del 3 giugno a Khartoum.
Dopo questa ennesima prova di inaffidabilità da parte dei militari, le trattative per il varo del nuovo governo rallentano.
Intanto le scuole in tutto il Paese restabo chiuse e il malcontento tra i sudanesi torna ai livelli delle proteste per il rincaro dei prezzi dei generi alimentari primari e contro la il regime di Bashir


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