Conte attacca il vicepremier: la manovra si fa a Palazzo Chigi, i tempi li decido io. Zingaretti: una beffa, una pagliacciata
Di Alessandro Cardulli
Salvini Matteo, vicepremier e ministro dell’Interno si toglie una delle sue magliette preferite, quella del poliziotto e indossa la divisa del presidente del Consiglio. È lui che convoca le rappresentanze delle parti sociali, sindacati, a partire da Cgil, Cisl, Uil, organizzazioni degli imprenditori, a partire da Confindustria, Cooperative, Commercio, Artigiani e chi più ne ha più ne metta. In totale ben 43 organizzazioni, tutte al Viminale, con le quali il vicepremier vuole discutere la manovra di Bilancio. Non in veste di premier precisa il Salvini ma di dirigente di una delle due forze che hanno dato vita al governo, l’ormai più che famoso e dannoso, è bene dirlo, contratto fra Lega e M5s. Ma se così era perché convocare al Viminale e non in una sede politica? Salvini poteva organizzare una conferenza economica ed invitare i rappresentanti delle parti sociali. Chi era interessato avrebbe partecipato. Il vicepremier sapeva bene quel che faceva, diciamo una sorta di “usurpazione” di potere. Avrebbe fatto vedere lui come si doveva approntare il Bilancio, fare la manovra sulla quale la Commissione europea ha solo rinviato la resa dei conti. Tanto più ora che si trova incastrato in quella squallida vicenda che si chiama “Moscopoli” e rifiuta di presentarsi in Parlamento. Non poteva perdere una occasione come quella di farsi protagonista assoluto della vicenda economica.
Il vicepremier usa il Viminale per affermare il primato della Lega nel governo
Non è per caso che mentre rifiuta di rendere conto in Parlamento del suo operato, degli incontri a Mosca, parimenti “usa” il Viminale per affermare il suo “primato” nel governo dell’Italia. Non solo, fa partecipare all’incontro con le parti sociali l’ex sottosegretario Siri, dimissionato perché indagato per corruzione. Uno schiaffo in faccia agli invitati al Viminale, un segnale chiaro che è lui che comanda. Singolare, per non dire altro, il Di Maio, l’altro vicepremier titolare dei ministeri del Lavoro e dello Sviluppo economico, il quale se la prende non con il suo collega, il Salvini, ma con le parti sociali, i sindacati in primo luogo. “Se vogliono trattare con un indagato per corruzione fuori dal governo, invece che con il governo stesso, lo prendiamo come un dato”. Davvero singolare il Di Maio. Invece di attaccare il suo collega vice premier colpevole di una scorrettezza inaudita, quella di aver assunto lui il ruolo del vero premier, se la prende con le forze sociali, Cgil, Cisl, Uil in primo luogo. Rispondono i sindacati ricordando che sono stati convocati, così come tutte le altre organizzazioni delle forze sociali, da un esponente del governo, un vicepremier e che hanno riposto all’invito per esporre ancora una volta problemi da affrontare con urgenza. E questo hanno fatto i segretari generali di Cgil, Cisl, Uil pur sottolineando la “irritualità” del confronto convocato da un vicepremier nella sua qualità di capo di una forza politica, la Lega, nella sede del Viminale, Salvini, appunto.
Il presidente Conte alza il tono della polemica contro il capo della Lega
Nel frattempo scende in campo anche il presidente del Consiglio il quale alza il tono della polemica. “Se oggi qualcuno (Salvini, ndr) pensa che non solo si raccolgono istanze dalle parti sociali ma anticipa dettagli di quella che ritiene debba essere la manovra economica si va sul terreno della scorrettezza. La manovra è fatta qui -prosegue Conte – dal presidente del Consiglio con il ministro dell’economia e gli altri ministri interessati. Non si fa altrove, non si fa oggi, e i tempi li decide il premier”. Poi una battuta durissima: “Non sta bene che ex sottosegretario leghista Siri sia a incontri governo sindacati”.
A fronte di questa situazione, forse, le organizzazioni che hanno partecipato all’incontro durato diverse ore, non avevano altra scelta. Un rifiuto avrebbe dato una mano al Salvini che vuole apparire come il salvatore della patria, l’uomo forte del governo. Non è un caso che abbia già convocato un nuovo incontro all’inizio del mese di agosto e che si comporti come se fosse il presidente del Consiglio. I dirigenti delle organizzazioni sociali hanno fatto il loro dovere. Hanno ripetuto per l’ennesima volta le proposte avanzate. Proposte che il governo ben conosce, così come le conosceva Salvini. Apprezzabile lo sforzo dei segretari generali di Cgil, Cisl, Uil con i loro interventi, così come quelli dei dirigenti delle tante organizzazioni presenti. Ma al Salvini non interessava e non interessa dare ascolto a quanto rivendicato dalle forze sociali. Voleva solo dare una esibizione di forza, far capire che è la Lega che comanda. Per questo riteniamo che lo sforzo, generoso, delle forze sociali, si sia scontrato con una situazione in cui al Salvini Matteo non interessano i contenuti del Bilancio, la manovra come ci viene richiesta dalla Ue. Per questo i contenuti della lunga riunione rimarranno lettera morta, magari argomenti di scontro di potere fra Lega e M5S. Per quanto la nostra cronaca si limita ai poche cenni che abbiamo dato su una riunione il cui unico scopo era quello di affermare il ruolo primario delle Lega e di Salvini. Magari anche nel tentativo di far dimenticare l’Affare Russia e le inchieste della magistratura come afferma Nicola Zingaretti, segretario del Pd che in una nota su twitter scrive: “Noi non ci caschiamo. Continuiamo a chiedere verità e chiarezza in Parlamento. Da Salvini e Di Maio spettacolo indecoroso”.
Pd. La pagliacciata del vertice, una beffa e un danno a lavoratori e imprese
“La pagliacciata di oggi del vertice ombra di Salvini con le parti sociali – prosegue – è una beffa e un danno ai lavoratori e alle imprese. Un danno perché serve esclusivamente a un leader, in crisi e sempre più solo, che fa perdere altro tempo all’Italia. In questo momento pensiamo alle centinaia di migliaia di lavoratori di aziende che hanno paura per il proprio lavoro e agli imprenditori che sono soli rispetto al crollo della crescita. Il Governo è sorretto, forse, da una maggioranza numerica unita solo dalla paura di lasciare il potere ma nulla, oltre a questo, unisce Lega e la loro stampella 5 stelle. Un altro motivo in più per riorganizzarci e tornare a vincere”.