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L’informazione libera: querele temerarie e riforma della legge sulla diffamazione

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Oggi ricordiamo Santo Della Volpe, a quattro anni dalla sua scomparsa, ripubblicando un articolo che resta sorprendentemente attuale.

L’informazione o e’ libera oppure non e’ informazione. Non ci sono vie di mezzo. Fare giornalismo,illuminare i luoghi oscuri  che si vogliono tenere nascosti, significa far emergere le notizie,fare inchieste e denuncia, rottura, passi in avanti della Cultura antimafiosa  che , quando  e’ vera ,  vuol dire creare opinione, discussione,cultura, esempi per i giovani, proposta di alternative vere e possibili in quelle zone oscure della conservazione del potere occulto dietro i quali si mascherano i boss mafiosi. Per questo e’ preoccupante il “vuoto” di inchieste approfondite sulle mafie, sulle ricchezze della  criminalita’ organizzata riciclate soprattutto nel nord Italia, in Europa, nelle piazze finanziarie del mondo e nei paradisi fiscali. Mentre nei territori oppressi dalle mafie diventa difficile per i giornalisti fare il proprio lavoro senza l’oppressione del silenzio imposto dalle criminalita’ appoggiate dai potentati economici e politici locali. Minacciati costantemente,questi giornalisti, in modo piu’ o meno velato, talvolta appariscente ed eclatante, con buste anonime, auto bruciate sotto casa e promesse di querele per diffamazione.
Giornalisti che devono essere protetti, “illuminando quelle periferie” con la luce delle inchieste e delle notizie sui giornali, radio, tv e siti internet nazionali e di rilevanza internazionale.

Questo e’ il giornalismo che vogliamo : notizie vere, inchieste, denuncia e svelamento dei poteri occulti.Ma sia le mafie che i poteri “forti” di questo paese , spesso anche persone delle Istituzioni, usano le minacce ,le intimidazione ,le pressioni piu’ o meno velate, le promesse di querele milionarie  per intimidire chi vuole far luce sui lati oscuri dell’economia, della politica, della societa’.cercando di impedire all’origine le inchieste e le denunce giornalistiche. Mentre ,d’altra parte , si usano le “macchine del fango” giornalistiche per colpire i cittadini onesti o chi si oppone alle violenze mafiose. 

Per questo chiediamo una nuova legge sulla Diffamazione a mezzo stampa nel nostro paese: c’e’ una proposta gia’ approvata dalla Camera ed in discussione al Senato. Non ci soddisfa ancora: sul diritto dei giornalisti a ribattere alle rettifiche se ritengono di averne gli argomenti  , sul ruolo dei direttori dei giornali nella responsabilita’ di cio’ che si scrive o va in onda, sulla necessita’ che sia introdotta una vera deterrenza per le querele temerarie e le richieste di risarcimento danni per presunte diffamazioni,sulle multe che possono arrivare a 50mila Euro e che riteniamo spropositate e troppo “minacciose”: su questi punti  attendiamo che il Parlamento introduca modifiche alla legge attualmente in discussione al Senato onorando gli impegni presi e le ore di audizioni parlamentari, di convegni e di esame degli emendamenti nelle apposite commissioni ,nelle quali le modifiche alla Legge sono state affrontate e discusse.

Ci aspettiamo ora che i legislatori tengano conto di queste osservazioni . Sono  interventi che tengono  presente il punto di partenza di queste proposte,ora come sempre: il diritto dei cittadini ad essere informati  correttamente e senza diffamazioni   si deve coniugare con il diritto- dovere dei giornalisti ad informare senza alcun condizionamento , in piena libertà di coscienza  ,nel rispetto della propria deontologia professionale. 
Ma senza bavagli e senza usare questa legge sulla Diffamazione per chiudere la bocca ai giornalisti che debbono e vogliono fare informazione libera e inchieste  ‘ come speriamo che la nuova legge sappia   si arrivi all’approvazione di tutte le  modifiche migliorative a quella legge sulla diffamazione nella quale vogliamo ed insistiamo perche’ siano introdotte vere deterrenze contro le querele temerarie che colpiscono i cronisti che vogliono fare denunce ed inchieste giornalistiche .


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