BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

No al deputato condannato in Parlamento!

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Mi domando perché, se un cittadino ruba una mela al supermercato e lavora in un ufficio pubblico, rischia il licenziamento immediato. Mentre se un deputato corrompe i giudici per essere eletto, viene arrestato e chiede di patteggiare la condanna, può tranquillamente ritornare in Parlamento.
Me lo domando da due giorni, cioè da quando ho appreso che il deputato pregiudicato Pippo Gennuso, lo stesso già arrestato anche per voto di scambio politico mafioso (e del quale parlo lungamente nel mio libro “Un morto ogni tanto”), ha chiesto di patteggiare una pena di un anno e otto mesi di carcere.
Si, avete capito bene. Ha richiesto di patteggiare, cioè ha ammesso le proprie colpe.
E quali sono le sue colpe? Semplice:
Ha corrotto un giudice, anzi il Presidente del collegio dei Giudici del Cga, con una tangente di 80 mila euro per far rivotare in 9 sezioni, dopo la misteriosa sparizione delle schede elettorali. Rivotare perché non era stato eletto.
Le elezioni si rifecero e lui vinse.
No, non è una barzelletta. Giuro che, purtroppo, è tutto vero.
Insomma, se non vieni eletto, nessun problema: si rifanno le elezioni, basta pagare!
Ed oggi il deputato senza vergogna, dopo aver chiesto di patteggiare la condanna a un anno e otto mesi di carcere (e se il Giudice dovesse accettare il patteggiamento) potrebbe ritornare tranquillamente in Parlamento. Lui che veniva chiamato dai familiari dei boss “il santo nostro”.
Ma che Stato siamo? Ma non ci vergogniamo?
Faccio appello alle Istituzioni affinchè non permettano questo scempio: non si consenta ad un condannato di rappresentare gli italiani.


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