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A “Ripartiamo da Roma” molto pubblico, tante “scoperte” nessuna radio né tv, soltanto Radio Radicale, per fortuna

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Tanta gente, tanta passione civile, una attenta partecipazione all’incontro di martedì 8 all’Università Valdese su “Ripartiamo da Roma, mali, beni e potenzialità della capitale”. Un solo giornale, il Corriere della Sera ne ha parlato con un bel servizio di Manuela Pelati. Nessun servizio della TGR Lazio Rai. Tantomeno della Rai-TV a livello nazionale. Niente neppure alla radio, pubblica e privata. Complimenti. Eppure l’incontro ha riscosso un ampio consenso fra gli astanti e sui social. Era organizzato da Roma Nuovo Secolo, Comitato per la Bellezza, Comitato Roma 150 e A Buon Diritto e presieduto da Andrea Costa di Roma 150. Un momento forte su è avuto quando Paolo Berdini, urbanista, e Luigi Manconi, sociologo, hanno attaccato duramente l’inerzia (e peggio) della politica democratica e degli organi di polizia nei confronti di CasaPound che può liberamente attizzare l’odio razziale e sociale contro immigrati e Rom per l’assegnazione di alloggi avvenuta in piena legalità. Manconi ha contestato la politica del tutto sbagliata attuata a Torre Maura tentando di ricreare un campo Rom in muratura, ma ha pure denunciato la non applicazione delle leggi Scelba e Mancino contro i rigurgiti squadristi che avvelenano alla luce del sole la vita nelle ex borgate. 

Ci troviamo di fronte, si è sottolineato più volte, parlando dei problemi di “governance” di Roma, alla “messa a profitto” di infrastrutture e di spazi pubblici da parte del Comune dopo la sciagurata delibera che sta provocando lo sgombero e la fine di una serie di attività culturali. Il paradosso romano (ne ho parlato io) sta nel fatto che ci sono 150-180.000 alloggi invenduti e c’è una grande “fame” di alloggi a basso prezzo che non si costruiscono ormai più da decenni. Come riconvertire quell’immenso patrimonio edilizio? Che ne è poi (Berdini e Tocci) dei 450 milioni stanziati dal ministro Del Rio per questo settore strategico? In verità da un ventennio ormai il Comune di Roma non presenta progetti da finanziare. Durissimo l’ex vice-sindaco Walter Tocci su aziende portanti come l’Atac dove ormai non si opera più per gli utenti, per la città, bensì in funzione corporativa, cioè per la conservazione dei privilegi aziendali. Col risultato che l’offerta di trasporto è crollata di 30 milioni di posti rispetto a vent’anni fa e che nelle lontane periferie “dell’Atac alle fermate ci sono rimaste solo le paline”. 

Prima di Alemanno inoltre il debito pro-capite di Roma era inferiore a quello di Milano ed erano debiti da investimenti. Mentre la Giunta di destra ha sforato con la spesa corrente, clientelare, con Parentopoli, scassando anche la macchina amministrativa. Cosa ci voleva, ha concluso Tocci, a far proseguire il tram 8, frequentatissimo, fino a Stazione Termini anziché arrestarlo a Botteghe Oscure? E’ toccato a che scrive tratteggiare la drammatica inferiorità di Roma, quanto a strumenti politico-amministrativi, rispetto a capitali come Berlino dove Comune e Land coincidono (mentre qui in modo tragicomico la Capitale dipende dalla Regione), rilevare che per decenni i trasferimenti erariali ordinari pro-capite per Roma sono stati nettamente inferiori a quelli di tutti gli altri Comuni, a cominciare da Milano: nel 2012 (dati del Viminale) il trasferimento tenuto conto dell’effetto IMU era di 233,51 euro per Milano e di soli 161,75 euro per Roma con uno scarto negativo del 30,79 % , di 201 milioni cioè in un anno che quasi sterilizzano il finanziamento straordinario di 300 milioni. Questa situazione dura da decenni e nel solo arco di un decennio vale la bellezza di oltre 2 miliardi di euro perduti per una Capitale che in un anno deve sopportare, ad esempio, gli effetti negativi di oltre 1.700 manifestazioni l’anno fra civili e religiose, con blocchi e rallentamenti del traffico e del trasporto pubblico che valgono centinaia di milioni di euro.

Peraltro ci sono movimenti e fermenti politici, culturali, un po’ dovunque, hanno documentato vivacemente l’archeologo Manlio Lilli per l’Agro Romano che merita ormai una tutela Unesco, e l’assessore alla Cultura del IX Municipio Carmela Lalli e come confermano le cifre dell’occupazione privata, profondamente cambiata di Roma: al secondo posto i 44.195 addetti ai servizi di software e di consulenza informatica, i 42.000 di addetti ai servizi all’imprese e i 21.000 di direzione e consulenza aziendale. Altro che città della burocrazia, sonnacchiosa e sfaccendata.

Ripeto alla fine: nessuna radio né tv pubblica o privata. C’era però Radio Radicale con la sua ripresa integrale anche in streaming. Che potete ascoltare come più vi piace andando sul sito. Difendiamo insieme Radio radicale, con forza.


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