E’ finito sotto scorta per motivi politici ed è successo nel 2019 mica negli Anni di piombo. E’ perseguitato per il suo lavoro, per il contenuto dei suoi articoli che, da anni, mettono a nudo gli interessi economici e gli appoggi politici dei gruppi neonazisti. Paolo Berizzi alla vigilia del 25 Aprile ricorda a tutti il valore di questa festa e perché non la si può, né la si deve, ridurre ad una “semplice” partita tra rossi e neri come qualche Ministro si è affrettato a liquidarla in questi giorni. Il giorno della Liberazione il giornalista di Repubblica, che da due mesi ha visto cambiare la sua vita perché finito sotto scorta, sarà ospite alla cerimonia di Seregno,in Brianza, dove riceverà un premio speciale per il suo impegno antifascista.
“Sono onorato di questo riconoscimento – dice – e quel giorno ricorderò un concetto cui ho già fatto riferimento nei giorni scorsi a Varese durante la presentazione del mio libro, “Nazitalia”, ossia che per le norme attualmente vigenti in Italia le formazioni nazifasciste sono illegali e andrebbero sciolte. La legge Mancino (la numero 205/93) vieta associazioni e/o gruppi che incitano alla discriminazione e alla violenza per motivi razziali, etnici, religiosi. Quindi rivolgo il mio appello alla magistratura, alle istituzioni e al Ministro dell’Interno perché applichino la legge Mancino e sciolgano quei gruppi”.
E’ un po’ complicato. Riassumiamo: l’invito a sciogliere le associazioni che si rifanno al fascismo e al nazismo è diretto anche al Ministro dell’Interno in carica? Lo stesso che in più occasioni ne ha adottato gli slogan e che, in fondo, li ha sdoganati?
“Lo so, ma in queste ore, alla vigilia del 25 Aprile, trovo che sia un dovere morale dire queste cose. Mi permetto di citare Dante, lui gli ignavi li mandava all’inferno. Bene, in questo momento gli ignavi, gli indifferenti, sono complici. Basta tolleranza con i neonazisti, bisogna chiudere queste formazioni nel rispetto del nostro ordinamento legislativo. Per quanto riguarda il Ministro dell’Interno comprendo che sia difficile sciogliere le formazioni fasciste quando usi i loro slogan e in un caso, “prima gli italiani”, ne fai il liet motiv di intere campagne politiche sui social e nelle piazze. E’ difficile se indossi persino il loro abbigliamento, stante la carica istituzionale. Ma questo non significa che certi atteggiamenti non si possano criticare o addirittura si debbano accettare come normali”.
Qualcosa è cambiato, in peggio, ultimamente non credi? Fino a quattro-cinque anni fa non sarebbe stato nemmeno ipotizzabile lo scontro “alla pari” tra nazifascisti e partigiani, o no?
“Sì, infatti. Purtroppo è così perché qualcuno ha dato dignità a queste organizzazioni. Non è stata solo sottovalutazione ma riabilitazione, è stata data loro la possibilità di fare interventi politici. E di avere spazio. In fondo la mia vicenda personale è, a suo modo, il termometro di cosa sta succedendo. Si è deciso di dare la scorta per motivi politici, legati alla libertà di espressione. Il mio lavoro giornalistico è sulla riorganizzazione dei nazisti e dei fascisti che avviene con modalità spesso di ispirazione militare e con buona capacità finanziaria. La reazione è stata violenta, pericolosa al punto da autorizzare la scorta e questo accade nel 2019, 74 anni dopo la fine del nazifascismo, quindi non in un momento storico di scontro civile come poteva essere il periodo degli Anni Settanta”.
Il racconto di ciò che possono fare i neofascisti in barba alla Legge Mancino è pericoloso in tutti i sensi e ovunque in Italia. Il caso dei due giornalisti de L’Espresso accerchiati e aggrediti solo perché stavano riprendendo la manifestazione in memoria di Acca Larentia è emblematica del clima che c’è. E lo stesso Paolo Berizzi sottolinea che “effettivamente l’aria è cambiata in Italia, c’è un brutto clima”.
Già, un clima pesante, da scontro che sfiora la rissa, dove tutto è fazioso al punto giusto, dove gli animi vengono incitati con slogan e messaggi d’odio contro i diversi, i deboli, gli ultimi, quelli che danno fastidio alla retorica. Sono in voga frasi che alimentano rabbia e rancore contro i migranti, gli ebrei, i gay, persino persone con dasabilità, in un crescendo di insulti che sfiora la vera deriva fascista. Quest’anno l’onda nera dei gruppi nostalgici del ventennio si sta avvicinando pericolosamente alla festa della Liberazione in un modo che ostante sicurezza, protervia, e che, per molti versi, fa temere problemi di ordine pubblico.
Abbiamo chiesto a Paolo Berizzi se davvero si deve temere un problema di ordine pubblico, di scontro fisico, in questo 25 Aprile.
“Questi vogliono resuscitare il passato, si è capito benissimo ormai. Io spero che, appunto, vengano sciolti per legge e spero che chi ha il compito di garantire la sicurezza delle libere manifestazioni lo faccia fino in fondo impedendo disordini. Ma soprattutto mi auguro che il racconto di questi gravi fenomeni possa servire a risvegliare le coscienze e dunque ad arginare quello che sembra il ritorno del fascismo”.
Berizzi il 3 maggio prossimo sarà l’unico italiano ad essere premiato dalla Fir, la Federazione internazionale dei resistenti, cui aderisce, per l’Italia, l’Anpi, per il suo impegno contro i rigurgiti del nazifascismo. La cerimonia si terrà a Budapest, città simbolo a suo modo delle persecuzioni per motivi ideologici e religiosi.