Skylar, poetessa transgender ruandese di etnia Tutsi rifugiata in Uganda, ci ricorda il 6 aprile del 1994, quando si verificò il genocidio del suo popolo. Circa un milione di Tutsi, dal 6 aprile al 15 luglio di quell’anno, furono massacrati con pistole, fucili, machete, mazze, bastoni chiodati. In terra di Ruanda fluì un fiume di sangue di bambini, donne, uomini, famiglie innocenti. Le atrocità non colpirono solo i Tutsi, ma anche gli Hutu moderati, che si impegnavano per riportare la pace fra i due popoli, divisi da una lunga inimicizia. “Sono trascorsi venticinque anni, ma come potremmo dimenticare?” si chiede Skylar. “Ricordiamo tutte le vittime, cui hanno strappato le vite in quel terribile 1994, quando perdemmo le nostre famiglie, i parenti, gli amici. Fummo abbandonati dal mondo, quando arrivarono”. Skylar è pubblicata in Italia da Lavinia Dickinson Editore ed è impegnata per la pace e l’amicizia fra i popoli, contro le discriminazioni e tutte le forme di violenza.
Nelle foto, croci nel cimitero dei Tutsi assassinati nel 1994; il libro di poesie “Chi ha detto che non sarai felice?” di Skylar
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