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‘Non Una Di Meno’: pacifica marcia di protesta a Verona per difendere i diritti di tutti

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VERONA – “Non Una Di Meno”: erano decine di migliaia a sfilare e marciare ordinatamente per le vie di Verona sabato 30 marzo, giornata epocale per chi ha deciso di portare in strada la voce di migliaia di donne e uomini. Le cifre fornite dalla Questura parlano di venticinquemila ma quattro ore di corteo ininterrotte,  partito da Piazzale 25 Aprile antistante la stazione ferroviaria di Porta Nuova e conclusosi a Porta Vescovo, dopo oltre sei chilometri di percorrenza, dimostrano che il numero complessivo era di gran lunga superiore. A due ore dalla partenza  c’era chi ancora non aveva iniziato a marciare dalla stazione, in attesa del via libera, a causa dell’enorme flusso di partecipanti. L’organizzazione diffonde la cifra di “centomila” e vista l’affluenza il numero esatto dovrà essere riconsiderato da chi sorvegliava la marcia di protesta conclusasi senza che vi siano stati ostacoli e disordini di nessun genere. “Verona città transfemminista” ha voluto manifestare contro il “World Congress of Families” blindato da imponenti forze di polizia, circondato da reti di ferro fatte erigere per evitare “invasioni”: una sorta di militarizzazione che ha circondato Palazzo della Gran Guardia, sede del Forum contestato da chi ha deciso di rivendicare diritti acquisiti e tutelati da leggi dello Stato italiano e messi in discussione da chi vorrebbe abolire leggi come la 194 che regola l’aborto. Lo stesso Matteo Salvini ministro degli Interni arrivato a Verona e scortato da decine di agenti delle forze dell’ordine ha dichiarato che «Non sono qui per togliere qualcosa a qualcuno, non si tocca niente a nessuno. La 194 non è in discussione. Sono qui per aiutare chi fa figli»,  a cui hanno fatto eco da Roma le dichiarazioni del presidente del Consiglio Giuseppe Conte e del suo vice Luigi Di Maio in aperta polemica con Salvini sulla questione delle pratiche di adozione.

La conflittualità all’interno del governo non ha coinvolto i manifestanti dove la loro volontà  era quella di partecipare ad un corteo allegro, colorato di rosa (sulle vetrine dei negozi sono stati appesi fiocchi color rosa come segno di condivisione), ma il gesto più simbolico è stato quello di una donna anziana che esposto dal suo balcone una bandiera della pace e un cartello su cui c’era scritto: “Non cammino ma vi sono vicino”, ricevendo gli applausi di chi aveva alzato lo sguardo.  Genitori con i loro figli ai quali hanno appeso al loro collo dei manifesti espliciti: “Esiste una sola famiglia: quella felice!” e “Verona città dell’amore. Punto!”. Visi sorridenti di chi appoggiava i diritti di tutti sostenuti da decine di sigle del mondo dell’associazionismo (anche cattolico) e per la difesa dei diritti della comunità LGTBQ. Slogan, cori, danze improvvisate, un flash mob a Castelvecchio dove erano presenti anche Monica Cirinnà, Laura Boldrini, Livia Turco. Il rosa delle femministe che stemperava la tensione quando il corteo è transitato davanti alla “zona rossa” con i fumogeni colorati e la voglia di riaffermare il diritto di decidere sulla propria vita affettiva e sentimentale e anche sulla salute del proprio corpo. Dal Congresso arriva la tesi di Babette Francis dell’organizzazione “Endeavour Forum” che sostiene come «il cancro al seno colpisce le donne che non fanno figli e il rischio aumenta», spiegazione contestata da Matteo Lambertini, oncologo all’Ospedale San Martino Genova che spiega come «sulla correlazione tra fattori riproduttivi, come avere figli o allattare, e tumore, esistono effettivamente dei dati. Soprattutto per quanto riguarda il tumore della mammella. Ma non esiste alcun rapporto causa-effetto».

La cronaca della giornata riferisce ben altro a partire dalle tante dichiarazioni di sostegno e solidarietà ricevute: l’associazione “I Sentinelli laici e antifascisti” che per la prima volta hanno sfilato fuori Milano insieme a “Libere donne in Libere relazioni”, “Libere di (r)esistere” un coordinamento della CGIL , il collettivo “Indietro, march” che scrive: «La grande marcia per la famiglia (riferendosi al Forum  congresssuale, ndr), ha sbagliato direzione: negare i diritti di donne, omosessuali e transessuali non porta da nessuna parte se non nel passato. Riportiamoli sulla strada giusta, contro l’odio, per il futuro» Un unico obiettivo: non tornare indietro. “La misura dell’amore è amare senza misura” e a dirlo non è stata una femminista ma Sant’Agostino, citato su un cartello che sfilava. Gli allarmismi lanciati sulla stampa locale di Verona e veicolati da esponenti politici nei giorni precedenti alla marcia sono svaniti nel nulla, dissolti nell’aria colorata  di rosa.


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