«Oggi Agordo è una grande capitale civile dell’educazione alla legalità. Avere un abbraccio intitolato un piazzale a Peppino Impastato vuol dire averne fatto un maestro di legalità, un modello per chi oggi ha 15 anni, un modello che ispira sentimenti positivi di rispetto della persona. Il fratello Giovanni mi ha detto di dirvi che è orgoglioso: vi ringrazia e vi invita a Cinisi»
Così Giuseppe Giulietti, presidente della Federazione nazionale della stampa ha elogiato l’iniziativa promossa dal sindaco del Comune bellunese Sisto Da Roit con Libera Belluno e le scuole locali, annunciando che chiederà al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di nominare senatore a vita don Luigi Ciotti per la lotta quotidiana alle mafie e per la continua opera di sensibilizzazione che svolge con la sua associazione e coni tanti volontari in tutta Italia.
All’incontro che si è tenuto nel centro parrocchiale, moderato da Ilario Tancon presidente dell’Assostampa belluense, è intervenuta anche Monica Andolfatto, segretaria del Sindacato giornalisti Veneto e cronista di nera de Il Gazzettino.
Ricordando la figura di Impastato, ucciso perchè dalla sua Radio Aut attaccava il boss Badalamenti, Andolfatto ha sottolineato che oggi sono 22 i gironalistic he vivono sotto sociorat per le minacce e le aggressioni subite.
Anche lei finita nel mirino della camorra, come emerso a distanza di dieci anni dalle carte dell’inchiesta che, con il blitz di Finazna e Polizia dello scorso 19 febbraio tra Eraclea nel veneziano e Casal di Principe nel casertano, ha confermato il radicamento della criminalità organizzata in Veneto, ha ammonito: «La mafia si radica nel silenzio contando sul fatto che nessuno parla. Il nostro ruolo di giornalisti è quello di illuminare le periferie. Oggi dalle risultanze investigative emerge che si è passati dalle infiltrazioni mafiose al radicamento: 50 arresti metà dei quali di veneti doc che sapevano con chi avevano a che fare. Mai prima in Veneto si era arrivati a inquinare le elezioni di un sindaco, quello di Eracle, che è tutt’ora in carcere con l’accusa di voto di scambio». Il pericolo per i giornalisti in prima linea da un lato è l’isolamento se non addirittura la calunnia, dall’altro l’oblio: di qui l’importanza della memoria e del ricordo militante. Sia nel caso di Impastato e di tutti colleghi uccisi dalle mafie, sia nel caso di colleghi uccisi e ancora in attesa di verità e giustizia: tra Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, Jan Kujac, Andrea Rocchelli, quelli citati da Giulietti.
«Portatevi dentro il nome di Peppino Impastato e di tutte le vittime innocenti delle mafie. Ricordatevi di loro quando dovrete fare delle scelte. Ne va della nostra vita, della nostra felicità e del nostro futuro». Queste le parole pronunciate del sindaco Da Roit alla cerimonia di intitolazione a Pepppino Impastato del parcheggio di Tamonich. Affidando ai ragazzi dell’Istituto Follador e della media Pertile di Agordo presenti all’evento un compito preciso: quello di perpetuare nei loro comportamenti quotidiani la memoria del giovane di Cinisi ammazzato da Cosa Nostra nella notte tra l’8 e il 9 maggio 1978, raccogliendone il testimone e portandone avanti l’impegno contro le mafie, in difesa della libertà, della conoscenza e della giustizia sociale.