“Con le parole si fanno le cose”: lo diceva il grande linguista e filosofo oxfordiano John Austin e l’ha mostrato molto chiaramente l’incontro “Ong, tra fake news e realtà” organizzato venerdì da Articolo 21 Emilia-Romagna e Camera del lavoro di Piacenza in un salone Nelson Mandela che ha fatto registrare il “pienone”.
“Un’iniziativa intermedia – ha ricordato inizialmente il segretario Cgil Piacenza, Gianluca Zilocchi – tra l’abbraccio attorno ai Municipi cui molti di noi hanno partecipato poche settimane fa per dire no alle attuali politiche migratorie del governo e la manifestazione del 2 marzo a Milano contro razzismo e discriminazioni. Serate come queste, con un pubblico così numeroso, fanno sperare che un mondo diverso e migliore sia effettivamente possibile”.
Un dialogo stimolante su scottanti temi attuali, che pochissimi sembrano però voler affrontare seriamente, tanto in alto- sul piano istituzionale- quanto in basso, a livello dei social media-.
Protagonisti della serata, il comandante e capo missione della Ong spagnola “Open Arms”, Riccardo Gatti, il segretario della Cgil Emilia-Romagna, Luigi Giove; e Valerio Cataldi, presidente dell’assiociazione Carta di Roma (dal 2017) e giornalista che da 10 anni ripercorre le rotte dei migranti sui confini d’Europa- dal Marocco ai Balcani-, realizzando reportage documentatari vincitori di premi internazionali.
Ha moderato l’incontro Mattia Motta, giornalista, attivista di Articolo21, consigliere nazionale della Federazione della Stampa e ufficio stampa della Camera del Lavoro di Piacenza.
Tre persone diverse, da tre angolazioni differenti, hanno evidenziato uno stesso preoccupante fenomeno: la distanza tra verità dei fatti e narrazione degli eventi, spesso distorta per comodità o convenienza a fini politico-propagandististici.
Un incontro che ha compreso la proiezione di alcuni video esclusivi della Ong e del suo operato in mare: il punto di vista di chi da anni lavora in prima linea “sul campo” è senz’altro il più efficace per comprendere tutta la sostanzialità di questa pericolosa divaricazione, sulla quale tendenzialmente si preferisce non indagare.
“Sono vicescafista”- ha ironizzato alla richiesta della sua professione il comandante e capomissione della Open Arms. “Ho solo bisogno di vivere come una persona, un essere umano”- ha detto un migrante l’estate scorsa durante un viaggio dell’Open Arms in rotta verso la Spagna mostrato da un un video. “I libici hanno voluto tutti i miei soldi, altrimenti mi avrebbero ucciso”, racconta un altro. Un terzo si butta in acqua terrorizzato durante le operazioni di salvataggio, pensando si tratti della Guardia Costiera libica che lo vuole riprendere e non delle Ong; solo dopo si tranquillizza.
“Quella volta verso la Spagna andò comunque abbastanza bene”- spiega poi Riccardo Gatti- “Non avevamo troppe persone a bordo o particolari problemi di salute dei passeggeri, le condizioni del mare erano buone. Ma i migranti hanno molta paura dei libici- denuncia il capomissione – e la responsabilità è anche del governo italiano”.
“L’accordo con il governo di Tripoli siglato dall’allora Ministro degli Interni Minniti nel 2017 – continua Gatti – ha infatti inasprito la violenza della Guardia Costiera libica verso migranti e Ong e reso complice il governo italiano delle torture in Libia. La stessa Italia ha favorito questo atteggiamento, regalando nuove motovedette ai libici che spesso non hanno aiutato i naufraghi.
Il governo italiano insieme agli Stati europei stanno compiendo una gravissima violazione dei diritti umani”.
“Ma chi vi paga”? – chiede Motta, ben sapendo di toccare un nodo caldo della questione “Droga, mafia, criminalità organizzata naturalmente”- risponde con tagliente ironia Gatti-, poi dice la verità dei fatti: “Amministrazioni pubbliche per il 3% e soprattutto donazioni private”.
Poi il passaggio all’attualità: è vero che più nessuno muore nel Mediterraneo da quando non ci sono più (o quasi più) Ong?
“No, semplicemente è stato smantellato l’efficace sistema di soccorso in mare coordinato da Guardia Costiera italiana e Ong- spiega ancora Riccordo Gatti- “per un’opera di criminalizzazione verso chi, come noi, salva vite di testimoni scomodi”.
“I migranti continuano a morire – prosegue- e il governo grida falsamente -“Porti chiusi in Italia!- mentre, in realtà alle Ong non viene indicato il luogo di sbarco, o viene indicato un porto lontanissimo”.
Poi il più incredibile dei paradossi denunciato dal comandante “Open Arms”: “Le persone dovrebbero essere sbarcate prima possibile ma, qualora i porti maltesi o italiani non permettano lo sbarco, avendo superato il tempo stabilito, le navi si trovano a violare le normative, senza neppure adeguate norme di sicurezza per la prolungata permanenza in mare”, spiega Gatti.
I giornalisti spesso assecondano con linguaggio e metodo la propaganda politica – tuona anche Valerio Cataldi – anziché indagando correttamente sui fatti. La politica alimenta la paura della gente invece di illuminare la verità, e l’informazione non fa da argine. Sulla denuncia delle torturu nei “lager” libici e sulle presunte, infamanti fake news del salvataggio di Josefa, si chiude una serata dopo la quale non è più possibile far finta di non sapere.
Fonte: Piacenzasera.it