BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Grave situazione al Piccolo di Trieste

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L’Assostampa Fvg – organismo territoriale della Fnsi, sindacato unitario
dei giornalisti italiani – denuncia la gravità della situazione venutasi a
creare al Piccolo di Trieste, dove il cdr si è trovato costretto a
interrompere le relazioni sindacali con la direzione e l’azienda, dopo
aver tentato di affrontare con senso di responsabilità e collaborazione
una situazione che però, con il passare dei mesi, si è fatta
insostenibile. Dopo la violazione da parte dell’azienda del contratto di
secondo livello (che prevedeva il mantenimento dell’organico redazionale a
quota 42 giornalisti, dopo il calo di sei unità concordato nel 2011 e nel
frattempo realizzato: un risparmio notevolissimo per l’azienda), nel
quotidiano triestino è in atto una sorta di destrutturazione della
redazione, con colleghi chiamati ogni settimana a saltare da un reparto
all’altro, da una città all’altra, per turare le falle di un organico
insufficiente e di un’organizzazione del lavoro di conseguenza inefficace.
A ciò si aggiungono le forzature, le fughe in avanti sul web (in assenza
di un accordo con la redazione), sulle iniziative speciali messe in campo
nonostante lo stato di agitazione proclamato dal cdr.

L’Assostampa Fvg – che d’intesa con l’Fnsi mette a disposizione un tavolo
regionale e, se necessario, nazionale per la vertenza – auspicano
l’immediata ripresa delle relazioni sindacali, su un piano di correttezza
e reciproco rispetto.  Direzione e azienda devono rispettare gli accordi
sottoscritti con la redazione, che con i lettori è il vero patrimonio del
giornale. Un patrimonio messo a rischio da una politica fatta solo di
tagli e di risparmi. Ma ecco il comunicato del cdr del Piccolo:

Il comitato di redazione del Piccolo comunica ai lettori, alle
istituzioni, alle rappresentanze economiche e politiche della città
l’interruzione delle relazioni sindacali con la direzione e
conseguentemente con l’editore. Il cdr infatti non può non prendere atto
di come, soprattutto negli ultimi giorni, il direttore e il suo vice
abbiano esercitato pressioni sulla redazione al fine di accompagnare
l’uscita del giornale a una serie di speciali forzando così lo stato di
agitazione proclamato dall’assemblea a inizio luglio. Inoltre direttore e
vice hanno deciso di accelerare lo sviluppo del piano web senza attendere
che ci fosse un chiarimento del cdr con l’azienda dopo la violazione
unilaterale del contratto di secondo livello a partire dall’1 luglio da
parte dell’editore stesso. Né ci sono state comunicazioni al cdr sul piano
dell’organizzazione del lavoro come previsto dall’art. 35 del Cnlg.
L’azienda, peraltro, nonostante i numerosi solleciti inviati dal cdr nel
corso del mese non ha ritenuto che la questione oggetto di confronto fosse
di estrema urgenza (avendo alla fine fissato un incontro appena per la
prossima settimana). La crisi economica crea difficoltà a tutti ma siamo
sgomenti di come un gruppo della tradizione e della cultura dell’Espresso
sembri tentato da un atteggiamento in stile-Marchionne per non dire
medioevale. Il cdr tuttavia non ritiene di utilizzare per ora l’arma dello
sciopero (l’assemblea gli ha affidato 10 giorni, di cui sin qui ne è stato
utilizzato uno) per non ledere in un momento così delicato gli interessi
dei lettori, degli inserzionisti, dei lavoratori-imprenditori
dell’indotto, dei collaboratori e degli stessi giornalisti. Perché lo
sviluppo, la qualità, l’esistenza di un giornale di 130 anni sembra che di
questi tempi interessi soprattutto (o forse solo) ai giornalisti di questa
testata.


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