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Taiwan, presentato dal Governo il pdl sulle unioni tra persone dello stesso sesso. Ma per le associazioni Lgbti il testo è discriminatorio

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Il gabinetto Su Tseng-Chang ha presentato ieri un progetto di legge sulla legalizzazione delle unioni tra persone dello stesso sesso in Taiwan.

Il testo pubblicato dal ministero della Giustizia propone di consentire a «due persone dello stesso sesso di formare un’unione permanente di natura intima ed esclusiva con lo scopo dichiarato di condurre una vita insieme» e «dare loro le stesse protezioni legali» accordate al matrimonio compresi i diritti successorii. Sarà inoltre consentita l’adozione del configlio biologico del/la partner. Resterà invece immutata nel Codice Civile la definizione di matrimonio quale unione tra un uomo e una donna.

Se approvata dal Parlamento, la legge entrerebbe in vigore entro il 24 maggio, data ultima data dalla Corte Costituzionale per modificare la legge che vieta alle coppie di persone dello stesso sesso di sposarsi.

Il progetto di legge, presentato dal Partito Democratico Progressista (Pdp) al potere, è dunque, punta dunque a stabilire un punto d’equilibrio tra le promesse fatte in campagna elettorale alle associazioni Lgbti, la richiesta avanzata dalla Corte Costituzionale e gli esiti dei referendum di novembre, che ha visto il 67,26% dei votanti esprimersi contro il matrimonio tra persone dello stesso sesso.

Sempre ieri il premier Su Tseng-Chang si è espresso al riguardo con un post su Facebook, in cui ha chiesto ai connazionali di accettarsi e rispettarsi reciprocamente. Ha poi chiarito come il progetto di legge sia rispettoso dell’esito referendario ma costituisca un passo in avanti per il riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali, le quali, al contarario, considerano il testo, in ultima analisi, discriminatorio.

Secondo Jennifer Lu, coordinatrice di Marriage Equality Coalition Taiwan, la bozza di legge non fornirebbe protezioni legali complete alle coppie dello stesso sesso. Pur riconoscendo il sincero impegno del governo in materia, ha detto che gli attivisti continueranno a lottare per la parità di diritti.

Critiche serrate, soprattutto, da parte dei gruppi religiosi e conservatori, che hanno condotto un’aspra battaglia contro il matrimonio egualitario durante il referendum. La Coalition for the Happiness of Our Next Generation ha ieri definito la bozza «inaccettabile».

In ogni caso, se il testo fosse adottato, si tratterebbe della prima legge a normare le unioni tra persone dello stesso sesso in Asia. Simile percorso si sta attuando in Thailandia, dove il relativo progetto, approvato dalla giunta militare, dovrà passare, entro l’anno, al vaglio del Parlamento.

Non ci sarebbe invece bisogno d’una legge sul matrimonio egualitario secondo premier cambogiano Hun Sen, che ha però invitato i connazionali a non discriminare le persone Lgbti.

Come riportato dal Khmer Times, Hun Sen, che è primo ministro del Regno di Cambogia dal 1998 (lo era già stato, una prima volta, dal 1985 al 1993), ha dichiarato che non è possibile varare nel Paese del Sud-est asiatico una legge «che consenta il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Alcuni Paesi, fra l’altro, stanno affrontando anche polemiche su questo problema». Ha quindi aggiunto: «Non abbiamo bisogno di una tale legge perché non impediamo le relazioni omosessuali né arrestiamo le persone Lgbti, mettendole in prigione».


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