BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Momenti di vita in Kurdistan iracheno

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Quando sono arrivata, più di una settimana fa, mi sono immersa nel calore della mia famiglia curda della quale faccio parte da 18 anni. Amore, dormire insieme con le mie sorelle nella stessa stanza, vivere per terra. Rivedere tutti, i bambini di una volta diventati giovani adulti e quelli appena nati. Gli adulti, me inclusa, che invecchiano. Però lentamente questo calore si e’ mischiato con una realtà pesante… Vorrei, anzi DEVO lavorare ma non posso, internet va male e per grande parte della giornata manca l’elettricità. I negozi, le compagnie, hanno i loro generatori, ma quelli per le case normali e quelli delle persone che non hanno soldi non funzionano bene…. l’elettricità da parte dello stato manca per metà della giornata. Miracolo, oggi per la prima volta dopo una settimana c’e’ la corrente la mattina e posso scrivere sul computer. Trascrivo quello che ho scritto in questi giorni sulla carta. Intorno a me vedo molte persone che si sono arrese. Chi non ha lavoro, si lascia andare in lunghe ore di sonno… Ci sono state le elezioni. Adesso il partito che una volta era all’opposizione, adesso fa parte del governo, il partito Goran che fino poco tempo fa combatteva la corruzione del governo di Massoud Barzani, ora non  più presidente, ma il potere è rimasto nelle sue mani e della sua famiglia.

L’atmosfera di speranza per il futuro, per un governo diverso, per un Kurdistan indipendente e’ sparito. Un anno fa si parlava continuamente di politica, ovunque entravi in casa alla tv c’era’ in corso una lunga discussione o un’ analisi politica. Quei tempi sono finiti. Adesso in casa non si parla di politica. Adesso si abbandonano a Telefilm, musica ed altri invece di guardare la tv, guardano film e social media sui cellulari. C’e’ stato un referendum per il Kurdistan iracheno indipendente, il popolo aveva votato di sì, ma il governo iracheno e l’opinione internazionale non hanno accettato. Gli aeroporti sono stati chiusi per un certo periodo ed era difficile raggiungere il Kurdistan Iracheno… Adesso é più semplice, ma i voli dall’Europa e dalla Turchia arrivano solo alla capitale di Erbil. In Suleimanyah, la seconda città più grande , ci sono pochissimi stranieri. Nell’ufficio visti, una volta pieno di gente e con lunghe attese, adesso si vede poca gente. Anche camminando per il centro con i bazar, non vedo stranieri. Nel cuore della famiglia ci si riscalda, ci si rifugia e si evita di pensare al futuro. In Suleimanya e Erbil ho visto molti, tanti palazzi in via di costruzione non finiti. Sono il segno della mancanza di investimenti e di problemi economici… Sono andata con Kozhin, un giovane studente della famiglia, a visitare i bambini poveri che vendono buste di plastica in centro. Il giorno precedente aveva fatto una azione con un gruppo di studenti dell’Università di Sulaimanya. Hanno distribuito cappelli, tanti cappelli di lana contro il freddo.

Mentre camminiamo per il bazar, ne ho visto tanti di questi ragazzi. Alcuni hanno gli occhi sconvolti (ragazzi arabi figli di rifugiati scappati dall’ISIS), i capelli chiaramente non lavati, mal vestiti, altri sembrano più curati. Tutti vendono le stesse buste che qualcuno gli deve aver dato, qualcuno che poi a fine giornata chiederà la “sua parte”…  Il gruppo di studenti di Kozhin si riunisce per attività diverse, il club del libro per discutere delle letture.. Discutono su come cambiare il paese.  Spero che loro portino un futuro diverso per il Kurdistan… Sulle elezioni curde del 2018 ho sentito questa storia: degli stranieri avevano chiesto ad un mio amico che lavora per un organizzazione internazionale: “Che cosa pensi, hai una idea di chi vincerà le elezioni? Lui: “sì, lo so come andrà a finire”. Loro: “Come e’ possibile che lo sai già?” Lui: “lo sa già e lo posso scrivere qua adesso sul questo quaderno e dopo l’elezioni quando guarderete, e vedrete che già lo sapevo. Infatti tutti qua in Kurdistan sappiamo come va a finire:  1 partito KDP, 2 da Yekyeti PUK) 3 Goran” Non poteva finire diversamente… Non ci sono elezioni libere in questo paese che viene governato da tribù ed il potere rimane nelle mani di figli e di cugini dei leader… Non sono riuscita ottenere il visto per Baghdad (Iraq) in tempo e cosi ho deciso di spostarmi in Palestina. (seguirà lo scritto sulla vita in Palestina.)

 


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