Il Brasile di Bolsonaro e il Venezuela di Maduro. I rohingya in Birmania e il conflitto israelo-palestinese. Passando per la guerra in Siria, l’Ungheria di Orban e la tragedia dello Yemen. Fino ad arrivare in Italia. Ecco il report annuale sui diritti umani violati nel mondo di Human Rights Watch. Che dà anche una speranza, che viene da chi ancora resiste
Oltre 100 paesi passati al setaccio, per capire dove e come sono stati violati i diritti umani nel mondo.
È dettagliato il 29esimo World Report di Human Rights Watch, che – sono le parole del direttore esecutivo Kenneth Roth – quest’anno presenta una novità di sostanza:
«La novità non è la continuazione di tendenze autoritarie, ma la crescente opposizione alle stesse. Questo respingimento potrebbe essere visto negli sforzi per resistere agli attacchi alla democrazia in Europa, prevenire un bagno di sangue in Siria, assicurare alla giustizia gli autori della pulizia etnica contro i musulmani rohingya in Birmania, fermare i bombardamenti guidati dai sauditi contro i civili yemeniti, difendere il divieto di armi chimiche».
Resta tuttavia intatta una pesante mappatura di violazioni, che riguarda numerosi paesi e altrettanti diritti umani. Ecco alcuni degli esempi più significativi scelti da Osservatorio Diritti, che ha potuto vedere il report in anteprima.
Brasile: record di omicidi e diritti umani in pericolo
Circa 64 mila uccisioni: è questo il triste record delle violenze raggiunte nel 2017 nel Brasile oggi guidato da Jair Bolsonaro, eletto presidente alle elezioni di ottobre 2018 nonostante abbia appoggiato la tortura e altre pratiche violente e fatto dichiarazioni razziste, omofobiche, misogine e contro i popoli indigeni. Il report di Human Rights Watch dedica un ampio capitolo al paese sudamericano.
La ricerca mostra, per esempio, che alcuni omicidi compiuti dalla polizia sono esecuzioni extragiudiziali. Una legge del 2017 ha spostato i processi contro membri delle forze armate accusati di uccisioni illegali di civili dai tribunali civili a quelli militari.
Non brilla nemmeno il capitolo dedicato alle condizioni carcerarie: secondo i dati del ministero della Giustizia, a giugno 2016 oltre 726.000 adulti erano dietro le sbarre in strutture costruite per contenerne la metà. Meno del 15% dei detenuti ha accesso a opportunità educative o lavorative e i servizi sanitari sono spesso carenti.
Senza dimenticare i diritti dei bambini. Le strutture di detenzione minorile del Brasile ospitavano 24.345 bambini e giovani adulti a gennaio 2018. In uno studio del 2018 su bambini e giovani adulti detenuti nello stato di San Paolo, Brasile, da un istituto no-profit, il 25% ha dichiarato che il… Continua su perlapace