BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Meno male che c’è Francesco. Parla al corpo diplomatico, sprona la Ue ad affrontare il problema delle due navi bloccate nel mare di Malta

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Alla Consulta il parere sulla incostituzionalità chiesto dalle Regioni

Di Alessandro Cardulli

Meno male che c’è Francesco. Senza di lui la speranza di un mondo migliore per cui tante generazioni hanno combattuto, pace, lavoro, uguaglianza, un mondo senza barriere, senza imponenti migrazioni di popoli stremati da guerre, violenze contro  le donne, i poveri, i diseredati, senza di  lui, dicevamo,  noi che cattolici non siamo, ci definiamo  areligiosi come un giorno ci disse Padre Pio, la speranza resterebbe una bella parola. Niente più. Papa Francesco, dopo l’appello lanciato in occasione dell’Epifania, l’invito alla Comunità europea a prendere nelle mani la vicenda, drammatica,  che stanno vivendo i 49 migranti a bordo da ormai  da più di quindici giorni  della  Sea Watch e Sea Eye  non molla la presa. Parla al corpo diplomatico. Un discorso  che dovrebbe far riflettere piccoli uomini come il Di Maio che oggi ha offerto, dicono le agenzie di stampa, “sostegno” ai gilet gialli francesi, nel cui programma  politico, si fa per dire, al primo punto pongono la violenza. “Il M5S”, dice il Giggino, “è pronto a darvi il sostegno di cui avete bisogno”. Prosegue il capo dei pentastellati: “Sappiamo bene che il vostro movimento è pacifico”. Ma le immagini  delle manifestazioni che continuano a giungere da Parigi di cui parliamo in altra parte del giornale dicono il contrario  tanto che Salvini, sì il Salvini quello che  se potesse metterebbe in galera i migranti e farebbe i salti mortali, al  Giggino fa sapere che lui è d’accordo ma mette le mani avanti e condanna ogni episodio di violenza. Pensate un po’.

Il Papa sprona l’Unione  Europea. L’Italia mantenga vivo spirito di solidarietà

È in questo contesto che Papa Francesco si rivolge al Corpo diplomatico, parla indirettamente alla Unione europea perché operi, al più presto, subito, perché qualche paese della Ue  decida di offrire ospitalità ai 49 migranti che sono al limite della resistenza. Papa Francesco ha condannato “propensioni populistiche e nazionalistiche. Serve – ha detto – politica lungimirante”, non “di corto respiro”. “Politici ascoltino le voci dei popoli”. La Chiesa è “in prima fila per la difesa dei più deboli. Per iniziative umanitarie”. Ancora: “Occorre dar voce alle vittime delle  guerre”.  Parla di “apertura delle frontiere, l’Italia – sottolinea – mantenga vivo spirito di fraterna solidarietà”. Nella direzione indicata da Papa Francesco si stanno muovendo Regioni e Comuni  impegnati nelle iniziative in atto nei confronti della Consulta perché il decreto sicurezza del ministro Salvini sia dichiarato incostituzionale. Il Pontefice dedica la parte centrale del suo discorso ai migranti. Richiama i governi affinché si presti aiuto  a quanti sono dovuti emigrare a causa del flagello della povertà, di ogni genere di violenza e  persecuzione, come pure delle catastrofi naturali e degli sconvolgimenti climatici, e affinché si facilitino le misure che permettono la loro integrazione sociale nei Paesi di accoglienza. “Occorre che ci si adoperi perché le persone non siano costrette ad abbandonare la propria famiglia e nazione, o possano farvi ritorno in sicurezza e nel pieno rispetto della loro dignità e dei loro diritti umani”, ha proseguito Francesco, secondo il quale “ogni essere umano anela a una vita migliore e più felice e non si può risolvere la sfida della migrazione con la logica della violenza e dello scarto, né con soluzioni parziali”.

Sempre più tesa la situazione a bordo delle navi. Acqua razionata

L’appello di Francesco viene raccolto e rilanciato dalla Unione europea. Ad oggi nessuno Stato  si è ancora pronunciato per concedere un porto di sbarco per i 49 migranti a bodo delle due navi delle Ong Sea Watch e Sea Eye rispettivamente al sedicesimo e all’ottavo giorno di permanenza in mare senza che nessuno Stato  si sia fatto vivo. A bordo delle due imbarcazioni la situazione è sempre più tesa. Da oggi l’acqua è razionata e molti migranti hanno deciso di cominciare uno sciopero della fame, rifiutano il cibo. L’equipaggio delle due navi ha paura di gesti di autolesionismo dei migranti, la disperazione si fa sempre più strada, donne e uomini si sentono ostaggi  dei “patteggiamenti” fra i paesi in cui loro vorrebbero andare a vivere, lavorare. Il commissario europeo per l’immigrazione europea Dimitris Avramopoulos ha contattato i leader europei per assicurare uno sbarco nelle prossime ore dei migranti fermi al largo dell’isola di Malta. “Stiamo consumando i telefoni”, dice la portavoce della commissione europea.  Ma i risultati  non sono all’altezza della situazione. Olanda, Germania e Francia hanno confermato la disponibilità a prendere una parte dei migranti ma è  l’Italia  che confermando il suo no blocca ogni iniziativa. Matteo Salvini ha ribadito il no all’arrivo in Italia anche delle sole donne e dei bambini come aveva proposto DI Maio, con l’accordo del presidente Conte. Soluzione, comunque sciagurata, perché avrebbe comportato la divisione dei nuclei  familiari. No dell’Italia e no del governo maltese, il cui premier non “vuole creare un precedente”. Sull’esito dei colloqui con i leader europei  Avramopouls informerà il Coroper, il comitato dei rappresentanti permanenti dei Paesi membri presso l’Unione. “Serve più solidarietà – ha detto la portavoce – bisogna trovare una soluzione sostenibile per l’arrivo dei migranti nel Mediterraneo”. Dalle imbarcazioni giungono segnali sempre più preoccupanti. Il medico a bordo della Sea Watch: ”Crescono onde e stress, chiediamo una risposta chiara all’Ue”.

Leoluca Orlando. Il decreto Salvini un’offesa agli italiani

E  una  “risposta chiara” da parte della Consulta sulla incostituzionalità del decreto Salvini la chiede il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando. “Il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti – dice – ha poteri decisionali riguardo l’apertura dei porti e dimostra tutt’ora di essere in balìa delle decisioni nervose del ministro dell’Interno, in contrasto con le Convenzioni internazionali sul diritto del mare che vengono violate sistematicamente”, riprende Orlando. “Non c’è rispetto per le persone, non c’è sensibilità nei loro confronti. Questo decreto Salvini non è un’offesa ai migranti, ma un’offesa agli italiani, alla nostra cultura dell’accoglienza”.

Intanto si allarga il fronte delle Regioni che ricorrono alla Corte costituzionale. Dopo la Toscana scendono in campo  contro il decreto sicurezza l’Umbria e il Piemonte. A ruota seguiranno Emilia Romagna e Calabria che stanno predisponendo le necessarie delibere. Nicola Zingaretti, presidente della  Regione Lazio annuncia che convocherà i sindaci. “Stiamo valutando il ricorso alla Consulta che deve essere cogente e preparato nel migliore dei modi per evitare che sicurezza e civiltà siano messi in discussione”. Annuncia che la Regione ha stanziato 1,2 milioni per non far chiudere gli Sprar, il sistema di protezione per i richiedenti asilo.  Anche la Regione Basilicata sta valutando il ricorso contro il decreto sicurezza. Sarà la Giunta a prendere la  decisione definitiva.

Da jobsnews


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