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Il governo del “Cambianiente” colpisce ancora: autorizzate le trivellazioni nello Jonio e in Romagna

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La Regione Basilicata annuncia ricorso al Tar. M5S in difficoltà per i continui “tradimenti” verso il sud

La vicenda delle trivelle, passata finora in “cavalleria” grazie alla scontrosa abilità comunicativa del governo pentaleghista, ha tuttavia scatenato molte reazioni. Si tratta in realtà dell’ennesimo passo indietro, rispetto a quanto promesso in campagna elettorale nelle regioni meridionali, soprattutto dei 5Stelle e del titolare del Ministero dello Sviluppo economico, Di Maio, dal quale dipendono le scelte governative effettuate finora. Tra le reazioni più dure e significative si segnala quella del consigliere comunale indipendente Massimo Battista di Taranto, che proprio per non appoggiare più le scelte del Movimento 5 Stelle, a suo tempo, ha abbandonato il movimento stesso. Scrive Battista in una nota, che chiarisce i dati di fatto: Il Movimento 5 Stelle è passato da ‘giù le mani dal nostro mare’ a ‘trivellate il nostro mare’, un movimento che non esiste più, che ha fatto il contrario di tutto quello promesso in campagna elettorale, vedi le questioni: ilva, tap, tav e per finire ora le trivellazioni in mare. Infatti augurando un buon anno il Ministero dello Sviluppo Economico, guidato da Luigi Di Maio, ha dato il via libera alle trivelle per la ricerca del petrolio nel Mar Ionio. In data 31 dicembre 2018 sono stati pubblicati sul BUIG (bollettino ufficiale degli idrocarburi e delle geo risorse) tre nuovi permessi (F.R43-44-45.GM) di ricerca petrolifera, su una superficie complessiva di 2200 km/q, a favore della società americana Global MED LLC, con sede legale in Colorado, USA. La ricerca autorizza l’uso dell’air gun, le bombe d’aria e sonore, che provocano danni ai fondali e alla fauna ittica. È il regalo di Luigi Di Maio alla Puglia e alla Basilicata, dopo Ilva e le autorizzazioni alla Shell rilasciate dal ministero dell’ambiente. Il M5S ha usato l’ambiente come strumento di propaganda elettorale e ora riempie i mari italiani di trivelle con una politica energetica fossile. Gli eletti dovrebbero non solo chiedere scusa, perché non può bastare, ma servirebbe un atto di dignità e coraggio che li spinga a prendere le distanze da chi ha disatteso le promesse elettorali. Rassegnate le dimissioni, avete tradito il vostro mandato elettorale, avete tradito la fiducia di chi vi ha votato”.

Molto duro l’assessore all’Ambiente lucano Francesco Di Pietrantuono che annuncia l’impugnazione del provvedimento del governo

L’assessore all’ambiente della Basilicata, Francesco Pietrantuono, interpellato dalla Gazzetta della Mezzogiorno, conferma la scelta scriteriata del ministro Di Maio contro le popolazioni del sud e anticipa l’impugnazione dei provvedimenti che autorizzano le ricerche di petrolio nel mar Jonio. Nello stesso tempo, un coro di proteste si alza dal fronte ambientalista che parla di voltafaccia ormai conclamato del governo gialloverde dopo il caso Masseria La Rocca, altro caso clamoroso di voltafaccia pentastellato denunciato dallo stesso assessore lucano Pietrantuono e dai parlamentari di LeU Muroni e Speranza. Nel caso della Masseria La Rocca fu giudicata “gravissima e contraddittoria la costituzione in giudizio deliberata dal Consiglio dei Ministri, contro la Regione Basilicata, in riferimento al contenzioso aperto dalla Soc. Rockhopper e finalizzata all’ottenimento del permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi denominato Masseria la Rocca”, scrisse in una nota, l’assessore lucano all’ambiente, Francesco Pietrantuono. Secondo l’assessore, “siamo di fronte ad un attacco profondo al ruolo delle regioni e della loro autonomia territoriale, altro che atto formale. Si tratta di una precisa scelta politica (non a caso deliberata dal Consiglio dei ministri e non mediante semplici atti gestionali da parte degli uffici del Ministero preposto) di una gravità assoluta per i lucani. Per tali motivi ci saremmo invece aspettati che il Governo fosse, coerentemente con quanto annunciato e proclamato ripetutamente, al fianco della Regione Basilicata e non a sostegno della Soc. Rockhopper. Per parte nostra – concluse Pietrantuono – continueremo in maniera intransigente a non consentire nessuna altra attività petrolifera in Basilicata”. E invece, ecco che il governo ne fa un’altra, e questa volta riguarda appunto le trivellazioni nel mare Jonio.

Fratoianni: “C’è chi nel Mediterraneo non può muoversi e chi invece può fare il cavolo che gli pare…”. Civati: “al Movimento 5 Stelle di verde è rimasto solo l’alleanza con la Lega”

Trivellazioni che vengono stigmatizzate anche da Nicola Fratoianni e da Giuseppe Civati. Scrive Fratoianni sulla sua pagina Facebook: “Il 31 dicembre scorso il ministero di Luigi Di Maio ha concesso al colosso Global Med tre nuovi permessi per ricerca di petrolio nel Mare Jonio, fra Basilicata, Puglia, Calabria. Mentre il ministro era sulla pista da sci, in Trentino, si è compiuto l’ennesimo scempio ambientale. Un voltafaccia che ha dell’incredibile – prosegue il leader di SI – altro che cambiamento… C’è chi nel Mediterraneo non può muoversi e chi invece può fare il cavolo che gli pare…”. Aggiunge Civati: “Anche sulle trivelle, la colpa è sempre degli altri, dei governi precedenti, delle presunte penali. All’insegna di questa giustificazione, il Movimento 5 Stelle al governo prosegue con il ‘cambianiente’. Sull’ambiente si registra infatti l’ennesima cancellazione delle promesse storiche, che hanno illuso sulla matrice green del M5S. Nonostante gli impegni a parole presi in passato, è arrivato il via libera al rilascio di tre permessi di ricerca di idrocarburi nel Mar Ionio e di una concessione di coltivazione in Emilia-Romagna. Certo, poi c’è stato il tentativo del ministero delle Infrastrutture di scaricare le responsabilità. Ma ormai non ci crede piu’ nessuno”. Infine, conclude Civati, “per Di Maio e Di Battista sarebbe un atto di onestà, sì proprio la tanto osannata onestà ammettere che al Movimento 5 Stelle di verde è rimasto solo l’alleanza con la Lega. Perché sulle politiche ambientali si vedono solo fanghi, come quelli che possono essere smaltiti grazie al decreto Genova, e carbone. Che non è quello della Befana”.

Da jobsnews


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