L’anno 2019 è appena iniziato, e purtroppo c’è già il primo morto sul lavoro, Massimo Aliseo, un giovane operaio di 28 anni, morto per l’esplosione di una bombola di ossigeno, in un’azienda di gas medicinali ad Agrigento. E’ un bollettino di guerra oramai! Nel 2018, secondo i dati dell’Osservatorio Indipendente di Bologna (che monitora tutte le morti sul lavoro che ci sono in Italia), ci sono state oltre 1450 morti sul lavoro. Una trasmissione anni fa, titolava “Al lavoro come alla guerra”, oramai, purtroppo è così. Quella delle morti sul lavoro è una piaga, che nonostante faccia danni enormi, trova spazio sui mezzi d’informazione, solo nei casi più eclatanti. Ed è solo in quei momenti, che le voci di politici, Istituzioni, ecc… si levano in difesa della tanto agognata (da chi) sicurezza sul lavoro. Una vergognosa emergenza nazionale, che non può essere ignorata: non bisogna solo garantire un lavoro, ma anche la sicurezza sul lavoro. Ai mezzi d’informazione chiedo di tenere “i riflettori accesi” su questi drammi, che non fanno solo morti, rovinano famiglie e rendono tanti giovani orfani e soli. Infine, un appello rivolto a tutti, compreso il mondo politico, la si smetta di chiamarle con il termine ipocrita “morti bianche” o tragiche fatalità o doveva succedere!!! Sono termini, che sono un insulto ai familiari e alle vittime del lavoro. Molto spesso, quando muore un lavoratore, non si sa neppure il suo nome. Si chiamava Massimo Aliseo. Ricordiamocelo, sono persone, non numeri!!!
Marco Bazzoni-Operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza