Ci risiamo con la clava della violazione del segreto istruttorio. Come anticipato da Ferruccio Sansa sul Fatto, la società Autostrade ha proceduto alla denuncia di una cinquantina di giornalisti delle maggiori testate italiane per violazione del segreto istruttorio in relazione agli articoli sul crollo del Ponte Morandi e in specie per la pubblicazione di documenti, ritenuti riservati, inerenti le condizioni del ponte e relative relazioni tecniche antecedenti la tragedia dell’agosto scorso costata la vita a 43 persone. I giornalisti, se e quando indagati, risponderebbero in concorso con il pubblico ufficiale che ha fornito loro i documenti, essendo il reato specifico attribuibile a chi detiene i documenti riservati. Pur volendo tenere da parte il giudizio su una società che, invece di giustificare il contenuto di quei documenti, rovescia il tavolo e attacca chi per deontologia è tenuto a divulgare informazione di interesse pubblico, è evidente il tentativo di portare l’attenzione su un piano diverso. Che lede la libertà di espressione e il dovere di infornare insieme al diritto dei cittadini ad essere informati sulle cause della catastrofe di Genova, anche quale forma di risarcimento morale delle vittime e delle loro famiglie. Va detto che l’iniziativa di Autostrade per l’Italia non è una novità, anzi c’è un importante precedente, quello attuato dall’avvocato di Massimo Carminati, il quale nel dicembre del 2014 denunciò tutti i cronisti e direttori delle testate che avevano pubblicato i contenuti dell’ordinanza di custodia cautelare dell’inchiesta “mafia capitale”. Fu invocata anche allora la violazione del segreto istruttorio, in contraddizione stridente con la cronaca giudiziaria quotidiana che attinge sempre dagli atti istruttori ma che, come adesso si evince con chiarezza, non riguarda sempre Carminati né una delle più importanti società di capitali del Paese. Di recente si è assistito ad un’autentica impropria violazione del segreto istruttorio, talmente grave da compromettere l’esito di un’inchiesta con aggravante del metodo mafioso. Ma quella violazione non è stata commessa da giornalisti bensì dal Ministro dell’Interno, che ha svelato dettagli di un’operazione in corso e per questo è stato severamente richiamato dal Procuratore della Repubblica competente.
“Se le colleghe e i colleghi saranno denunciati li difenderemo in ogni sede. – commentano il Presidente della Fnsi Giuseppe Giulietti e il segretario Raffaele Lorusso – Forse Autostrade invece di appellarsi alla violazione del segreto istruttorio dovrebbe riflettere autocriticamente e interrogarsi sulla violazione del senso del ridicolo e del più elementare pudore”.