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Tagli editoria. Con il “codice Crimi” saranno erogati contributi al di fuori di criteri oggettivi. Intervista a Matteo Bartocci (“il Manifesto”)

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Anche il maxi emendamento alla manovra di bilancio, nella parte che si occupa dell’abrogazione dei fondi a sostegno dell’editoria, ha bisogno di essere sottoposto a fact checking come larga parte del verbo ufficiale del Governo. Il primo a smascherare le bugie contente nella proposta del senatore Stefano Patuanelli (Movimento 5 Stelle) è stato Matteo Bartocci, direttore editoriale del Manifesto. Che ha anche scoperto altro. Ossia: il fondo per l’editoria non viene abrogato, bensì dirottato ed entrerà nella piena discrezione del Governo, nello specifico del sottosegretario Rocco Crimi. In pratica siamo di fronte al “codice Crimi” che erogherà contributi al di fuori di criteri oggettivi.
L’emendamento Patuanelli nei primi quattro commi si riferisce ai tagli. Ma al quinto comma si legge: “al fine di perseguire obiettivi di valorizzazione e diffusione della cultura e del pluralismo dell’informazione, dell’innovazione tecnologica e digitale e della libertà di stampa, con uno o più decreti della Presidenza del Consiglio dei Ministri, sono individuate le modalità per il sostegno e la valorizzazione di progetti, da parte di soggetti sia pubblici che privati, finalizzati a diffondere la cultura della libera informazione plurale, della comunicazione partecipata e dal basso, dell’innovazione digitale e sociale, dell’uso dei media, nonché progetti volti a sostenere il settore della distribuzione editoriale anche avviando processi di innovazione digitale, a valere sul fondo per il pluralismo di cui all’art 1 della legge 26 ottobre 2016, n. 1 ”

“Se capisco bene,  – fa notare Matteo Bartocci – significa che dal 2019 un decreto di Crimi può decidere, da solo, (senza Parlamento e senza una legge specifica) un ammontare, senza regole né limiti, del fondo per il pluralismo (che infatti non viene cancellato) da girare a progetti vaghissimi e del tutto arbitrari scelti dal governo. E’ una specie di ‘fondo Crimi’ a totale disposizione di Palazzo Chigi”.
Ciò che fa riflettere è la parificazione tra l’informazione dei media e generiche inziative sull’innovazione digitale o la distribuzione editoriale. Definizioni generiche e fumose che aggiungono disordine a menzogne.

“Facciamo degli esempi? Potrebbe essere finanziato un portale del Comune di Roma sulla ‘partecipazione dei cittadini’ – sottolinea Bartocci – affidato a qualche fantomatica srl. E allo stesso tempo potrebbe essere bocciato un progetto simile dell’ostile Comune di Parma. Perfino una legge delega contiene più paletti, più controlli democratici e più trasparenza sulla destinazione delle risorse”.
Che si tratti della introduzione di un sistema del tutto discrezionale è un elemento che preoccupa e viene evidenziato anche dal Presidente della Federazione Nazionale della Stampa, Giuseppe Giulietti: “Solo nel dopoguerra c’era stato un meccanismo ad alta discrezionalità paragonabile a quello che si ritrova in questo maxi emendamento. Poi sono stati introdotti criteri oggettivi, parametri uguali per tutti come garanzia di trasparenza e imparzialità. In tal senso siamo di fronte ad un’involuzione palese”.

Tutta l’operazione-verità sull’emendamento Patuanelli sul sito del Manifesto https://ilmanifesto.it/tagli-alleditoria-un-emendamento-pieno-di-bugie/


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