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In Sicilia ogni anno 10 anni di carcere per diffamazione

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I dati sull’esito dei processi nei tribunali dell’Isola presentati a Palermo il 13 dicembre 2018 da Ossigeno nel decennale della sua fondazione

 

Ogni anno, i tribunali siciliani infliggono pene detentive per complessivi 10 anni e sei mesi di carcere ai querelati per diffamazione a mezzo stampa (prevalentemente giornalisti). Subiscono questa condanna 16 querelati su 437. Altri 22 condannati devono pagare una multa. Tutti gli altri 399 vengono prosciolti dalle accuse dopo processi che durano da due a sei anni. Sono dati ufficiali forniti dal Ministero della Giustizia all’osservatorio “Ossigeno per l’Informazione” e riguardano l’esito degli 874 processi per diffamazione a mezzo stampa trattati nei distretti giudiziari della Sicilia nel biennio 2014-2015 e rappresentano l’8,4 % dei 10.728 processi su questa materia definiti nello stesso periodo in tutta Italia.

Questi dati inediti, sono stati resi noti a Palermo il 13 dicembre 2018, da Ossigeno per l’Informazione durante il convegno dal titolo “Art. 21, la libertà di stampa e la mappa dei giornalisti minacciati in italia”, promosso congiuntamente dall’Ordine regionale dei Giornalisti e dal Centro Studi Pio Latorre, ospitato dalla Fondazione Banco di Sicilia a Villa Zito.

“Anche in Sicilia, come nel resto d’Italia – ha spiegato il presidente di Ossigeno, Alberto Spampinato – i procedimenti penali per diffamazione a mezzo stampa che si concludono con il proscioglimento degli imputati (prevalentemente giornalisti) sono più di nove su dieci. La percentuale siciliana è del 91,3%, in linea con la media nazionale, che è del 92%. Nell’Italia intera ogni anno vengono inflitti ai colpevoli 103 anni di carcere. I 10 anni e sei mesi inflitti in Sicilia dicono che nell’Isola l’applicazione della pena detentiva per questo reato è più alta della media nazionale e mostrano notevoli differenze fra i distretti della Corte d’Appello di Palermo, Catania, Caltanissetta e Messina, con un record detenuto da quest’ultimo”.

“Di fronte a tutto ciò è inspiegabile che il Parlamento continui a rinviare l’abolizione del carcere per diffamazione e altre più elementari norme necessarie per impedire che le querele pretestuose e infondate siano usate come un bavaglio. È inspiegabile – ha affermato Spampinato – che di fronte a dati ufficiali inoppugnabili come questi, che portano in luce lo scandalo di chi abusa impunemente della macchina della giustizia utilizzandola a scopo intimidatorio, non cambi nulla”.

Il presidente di Ossigeno ha aggiunto che questi dati ufficiali mettono in luce due aspetti: “Nove proscioglimenti ogni dieci querele significa che anche in Sicilia, la macchina della giustizia gira a vuoto a causa di chi presenta querele pretestuose e infondate, il più delle volte a scopo intimidatorio, per mettere in difficoltà giornalisti che pubblicano notizie non gradite. Questi dati mostrano, inoltre, che la pena del carcere per questo reato continua a essere applicata profusamente, nonostante la giurisprudenza della Corte europea dei diritti umani affermi che questa punizione è fortemente sproporzionata e ha un chilling effect sulla libertà di stampa. Anche il Parlamento italiano condivide questo giudizio e discute da anni progetti di legge per abolire il carcere, lasciando quale unica pena la multa”.

ASP

Da ossigenoinformazione


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