Mentre scrivo queste righe, ci sono donne che stanno vivendo le ultime ore della loro vita. Saranno uccise domani o fra qualche giorno, ma moriranno (la media è di 3 a settimana), per mano del loro compagno. Queste “moriture” piene di lividi forse avranno appena il tempo di passare il 25 Novembre sentendo le dichiarazioni ufficiali della “Giornata mondiale contro la violenza alle donne” – per poi diventare “scarpe rosse”.
Questo massacro è inaccettabile. Basta proclami senza fatti. Introduciamo i braccialetti anti avvicinamento per violenti allontanati, aumentiamo i fondi per i centri anti-violenza, salvaguardiamo le strutture che già operano su questo fronte.
A Roma, per esempio, il Comune vuole chiudere la Casa Internazionale delle Donne, se non paga i canoni arretrati, senza tener conto del valore dell’attività svolta per la dignità femminile: prima protezione, servizi psicologici e legali, formazione, lavoro e diffusione di cultura al femminile. Sarebbe un gesto importante e di ampia risonanza, se la sindaca Raggi – una donna – riconoscesse questa struttura non a parole, ma valorizzando il suo ruolo primario nella parità di genere.
Lo faccia e gliene saremo tutti grati.
Perché dove vive bene una donna, vivono bene tutti.
Iscriviti alla Newsletter di Articolo21