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Manovra. Letterina a Bruxelles. I vicepremier, attacchi rabbiosi alla Ue per mascherare il fallimento

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Verso la procedura di infrazione. Svendita di immobili e aziende, e del Colosseo che piace agli americani. Lo spread vola

Quando, nella notte, abbiamo conosciuto il testo, una sintesi della “letterina” che il governo italiano aveva inviato a Bruxelles in risposta alla bocciatura da parte della Ue della manovra di Bilancio, proprio pochi minuti prima della scadenza, la mezzanotte, fissata da Commissari della Unione, siamo rimasti basiti. Tutto era già noto. Salvini e Di Maio, i due “titolari” del “contratto di governo” non intendevano fare marcia indietro da quanto concordato fra Lega e M5S sulla crescita che non c’è, reddito di cittadinanza, quota cento revisionando la Fornero, flat tax. Nonostante le critiche espresse appena due giorni prima in audizione in Commissione Bilancio di deputati e senatori, da enti come Istat, l’Ufficio parlamentare di Bilancio, Corte dei Conti, Confindustria, banchieri, Piccole imprese, cooperative, e già si erano espressi i sindacati, il governo non aveva fatto marcia indietro, lancia in resta contro i “burocrati” di Bruxelles. Una novità era comparsa nella manovra. Una clausola di salvaguardia, una specie di taglia deficit mettendo in campo la vendita di immobili e di aziende di Stato per un valore di 18 miliardi. Per quanto riguarda le aziende potrebbero essere trasferite in parte alla Cassa Depositi e Prestiti, sempre soldi degli italiani. Ci è venuto a mente un vecchio film del 1962 con protagonista il grande Totò. Titolo “Totòtruffa”. La sua specialità era la vendita di pezzi importanti di Roma. Il film racconta la vendita di Fontana di Trevi ad un ricco americano. Ci è tornato a mente un libro scritto da Marcello Sorgi, editorialista, già direttore de La Stampa, titolo “Colosseo in vendita”. Già, il Colosseo. Ne parlava un vetturino con chi saliva sulla carrozzella, Camillo si chiamava il cavallo. Raccontava che un americano gli aveva chiesto quanto costava il Colosseo. Lui aveva capito che voleva sapere se si pagava per l’ingresso. L’americano gli aveva detto che “voleva comprare il Colosseo”. Non  si vende gli aveva risposto il vetturino. “Ma come – aveva replicato l’americano – a Napoli mi hanno offerto il Vesuvio”… Continua su jobsnews

 


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