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Un monopolista é sempre un pericolo

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L’informazione è un bene prezioso. Tutte le costituzioni del mondo ne tutelano la libertà. Il pluralismo delle idee è la base di una vera democrazia. Fin qui ci siamo. Ora peró dobbiamo dire con altrettanta chiarezza che un monopolista della comunicazione, che sia Berlusconi o un altro, è sempre un pericolo. La vicenda della vendita della Sette, Mediaset o Sky, desta comunque allarme. Segnala una grave insufficienza delle regole che governano il sistema e che impediscono l’ingresso di nuovi editori e, a maggior ragione, la costituzione di soggetti operatori formati secondo principi di azionariato diffuso.

La storia di oltre venti anni di scempio televisivo nulla ci insegna. Tutto accade nella nebbia delle indiscrezioni, intorno ai soliti circoli. Garantito il vecchio monopolista si apre l’operazione “ridefinizione degli assetti informativi”. Finanza e nuovi poteri aggiustano il tiro, nel vuoto della politica che ormai ha addirittura paura di evocare questi problemi. Eppure, come tutti diciamo, il tema é straordinariamente importante per la nostra società. Qualcuno sostiene” meno male che c’é internet”. E si, sempre che non mettano il bavaglio, come pure vogliono fare, anche alla rete.

Eccesso di visione complottarda e dietrologica, può darsi, ma i segnali ci sono tutti:  idea dell’operatore unico delle frequenze in capo a Mediaset; monopolista satellitare Sky intoccato e intoccabile; ristrutturazione Rai in assenza di una legge di riforma; modifica degli assetti proprietari del Corriere della Sera; operazione rete Telecom; mancata riforma del piano di ripartizione delle frequenze. L’elenco potrebbe proseguire. In qualunque altro paese ci sarebbe stata una grande e trasparente discussione su tutti questi temi. Da noi: indiscrezioni, commenti interessati, assenza di intervento delle autorità politiche e amministrative. Insomma, elettroencefalogramma piatto. Strano paradosso dell’evoluzione: i mezzi tecnologici della comunicazione si evolvono, la nostra sensibilità alla materia torna indietro.

*tratto da http://www.nicoladangelo.net


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