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Report svela il mondo dei giornalisti “autonomi”, Motta (Clan): «È il momento di alzare la testa»

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Il presidente della Commissione nazionale lavoro autonomo della Fnsi, che ha partecipato all’inchiesta di Bernardo Iovene andata in onda su Rai3, invita i colleghi «ad organizzarsi nel sindacato in modo da poter aprire vertenze azienda per azienda e uscire da una condizione non degna di un Paese civile».
«È un bene che tra i tanti problemi del comparto-editoria, ieri siano state illuminate le condizioni di sfruttamento e ricattabilità dei giornalisti precari, collaboratori dei giornali. Mi auguro che questa attenzione possa spronare i colleghi ad organizzarsi nel sindacato in modo da poter aprire vertenze azienda per azienda, e uscire così da una condizione non degna di un Paese civile. È il momento di alzare la testa e organizzarsi insieme a Cdr, Assostampa e Fnsi per la dignità del lavoro giornalistico». Così Mattia Motta, presidente della Commissione nazionale lavoro autonomo Fnsi e componente di segreteria, commenta il servizio di Report a firma di Bernardo Iovene andato in onda lunedì sera su Rai3.

«Capisco i colleghi precari costretti a camuffarsi per non rischiare ritorsioni e ringrazio i colleghi che ci hanno ‘messo la faccia’, ma restano nodi da sciogliere per poter uscire da queste condizioni – prosegue Motta –. Finché esisterà un ‘esercito di riserva’ di iscritti all’Ordine e disponibili a lavorare gratis la dignità professionale sarà sotto scacco; finché i colleghi non porteranno sistematicamente davanti al giudice del lavoro gli editori inadempienti avremo le armi spuntate, e finché il Governo non interverrà con l’abolizione dei Co.Co.Co e non verranno quantomeno emanate le ‘tabelle di liquidazione giudiziale dei compensi’ per i giornalisti autonomi da parte del ministero della Giustizia, i problemi resteranno sul tavolo. E avranno sempre più a che fare con il diritto-dovere di informare ed essere informati. Fnsi e Commissione nazionale lavoro autonomo sono al fianco dei colleghi che decideranno di alzare la testa, mettendo a disposizione gratuitamente i propri legali, per fare in modo che nessun giornalista freelance debba più nascondersi per parlare delle sue condizioni di lavoro».


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