“Prima Saviano, poi Angeli, poi Borrometi poi la feccia ebrea Segre Di Segni, non hai capito che lo stesso piombo per loro c’è per te non ti conviene insistere Coccia giudio bastardo perché oggi la carta domani il piombo. Se ci cerchi ci trovi”.
Un foglietto anonimo, sgrammaticato ma chiarissimo e terribile nel contenuto, è stato inviato a Massimiliano Coccia, giornalista di Radio Radicale attento e sensibile che da anni racconta i personaggi e le storie del Paese su Radio Radicale, dando voce a tutti. Ma questa volta il clima pesante che si respira in Italia e l’attacco costante ai giornalisti ha fatto in modo che proprio quel suo modo di lavorare diventasse il pretesto per un’aggressione di palese stampo fascista, che, peraltro, arriva a meno di dodici ore da un’azione analoga nei confronti di Paolo Berizzi, fatta in un altro punto del Paese distante da Roma geograficamente eppure tanto simile per le modalità che si sono viste. A Berizzi hanno scritto frasi e simboli minatori sulla porta di casa, a Coccia hanno inviato una lettera che promette “piombo”. Tutto nella stessa giornata, a conferma, se ancora ve ne fosse bisogno, di come i giornalisti siano ormai un bersaglio facile e frequente.
In questo scenario disarmante Massimiliano Coccia riesce comunque a rimettere al primo posto il ruolo dell’informazione. Gli attacchi nei suoi confronti sono arrivati poche ore dopo l’intervista a Paolo Borrometi, che, come si evidenzia nel messaggio minatorio, è stato solo l’ultimo degli ospiti di Radio Radicale “sgraditi” ai fascisti. “Ovviamente continuerò ad invitare in trasmissione tutti e a sentire tutte le voci. Davvero, da me vengono sentiti tutti, ‘cani e porci’ come si dice in gergo, quindi anche questo giudizio sugli ospiti è campato in aria e frutto di un clima di odio che c’è nel Paese e che cerca un nemico comunque e dovunque”, dice il giornalista alla fine di un lungo pomeriggio caratterizzato da tanti messaggi di solidarietà e dalla denuncia formale presentata alla polizia a Roma.
“Perché ti danno del ‘giudio’? Sei ebreo?”
“No, sono cattolico praticante. Ma, sai, credo che in questo momento prevalga il clima di odio. Anche sul piano professionale, io non sono uno dei giornalisti in prima linea contro la mafia, sono un tassello dell’informazione. Insomma credo che tutto questo sia il frutto di una certa atmosfera che si è venuta a creare in Italia in questo momento”.
Che giornata è stata quella di oggi per te?
“Eh, un po’ convulsa. Ho ricevuto tantissimi attestati di solidarietà. E ho trovato grandissima professionalità e comprensione da parte della Digos dove sono andato per presentare la denuncia formale. Tutto questo mi sembra importante, davvero”.
Non è strano che si accomuni, in quella lettera, l’attacco alla comunità ebraica e, contestualmente, a chi lotta contro la mafia come Paolo Borrometi e Federica Angeli. Cosa hanno in comune l’antisemitismo e la mafia?
“No, nulla effettivamente. Io penso che qui c’entri proprio l’odio verso l’altro, il diverso da te, la voce dissonante o scomoda che dir si voglia. Un odio generalizzato che, sinceramente, non mi sento di ricondurre neppure a questo Governo. E’ qualcosa di molto più ampio e complesso. Sarebbe più semplice dire Salvini e Di Maio hanno sdoganato questa gente. Invece no, non è così. Le persone in questo momento sono animate da odio reciproco e ci sono quelli che arrivano a fare messaggi come quello che è arrivato a me”.
Due messaggi di stampo fascista contro due giornalisti italiani in due ore, però, hanno un loro senso. Sono una novità, non trovi?
“Allora: l’odio antisemita c’è di base e purtroppo vediamo la recrudescenza anche in ciò che è accaduto negli Usa. Comunque tutto questo è la punta di un iceberg alla cui base c’è una degenerazione legata, appunto, all’odio verso il diverso”
Parlerai di quanto accaduto ai tuoi ascoltatori?
“Non direttamente. Sai, io non sono uno che vuole mettere se stesso davanti alle notizie, sono fatto così. Ma credo che questa storia verrà fuori indirettamente nelle nostre trasmissioni e se ne parlerà. Io ho denunciato tutto alla polizia e spero nelle indagini per arrivare agli autori, ovviamente”.
Inutile chiederti se continuerai ad invitare tutti nella tua trasmissione…
“Sì, infatti. Non cambierà nulla nel mio modo di approcciare questa professione né nel mio lavoro a Radio Radicale”