Sale la tensione tra Roma e Parigi su riammissioni e sconfinamenti. Parigi si appella a una prassi consolidata e normata da anni, ma Salvini parla di abusi senza precedenti, basati su regole inesistenti. L’esperto, Paleologo: “Gli accordi di Chambery hanno prodotto negli anni respingimenti sommari, derogando a Schengen e Dublino. Ma oggi lo scontro è politico”
ROMA – Nelle ultime settimane è salita la tensione tra Italia e Francia sul controllo dei confini, su riammissioni e respingimenti. Da una parte Parigi si appella a una prassi consolidata e normata da anni, dall’altra per l’Italia quelli in atto sono abusi senza precedenti, basati su regole inesistenti. Tanto che il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha inviato i funzionari della direzione centrale dell’immigrazione a Claviére per verificare la situazione dopo i recenti episodi di sconfinamento. L’ultimo caso risale proprio a pochi giorni fa ed è stato documentato da un video, poi rilanciato sui social dallo stesso Salvini: si vede la polizia francese riportare indietro tre persone e lasciarle al confine col nostro paese, nei boschi di Clavière. Ma cosa dicono le leggi? E chi ha ragione in questa querelle tra i due stati?
Cosa dicono gli accordi stipulati tra i due paesi. Per Fulvio Vassallo Paleologo avvocato, docente di Diritto di asilo e statuto costituzionale dello straniero e componente del Collegio del Dottorato in “Diritti umani: evoluzione, tutela, limiti”, presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Palermo, entrambi gli stati sono nel torto. “Le regole esistono e sono quelle dettate innanzitutto dagli accordi di Chambery del 2007, che prevedono una stretta collaborazione nei respingimenti tra la polizia francese e quella italiana – spiega a Redattore sociale-. La maggior parte dei respingimenti collettivi ed informali, in violazione delle regole europee, sono concordati tra le due autorità da tempo. In base a queste regole non è possibile che una forza di polizia straniera riporti sul territorio di un altro stato le persone, abbandonandole, cioè senza che ci sia una consegna concordata, un’identificazione dei migranti e senza una partecipazione all’operazione della polizia dell’altro stato, in questo caso quella italiana”. Gli accordi di Chambery firmati il 3 ottobre del 1997 hanno “prodotto nella prassi migliaia di respingimenti sommari – aggiunge -, soprattutto al confine di Ventimiglia derogando anche le regole dei controlli di frontiera Schengen e del Regolamento Dublino. Oggi va considerato, però, tutto l’insieme, cioè il fatto che la Francia ha un contenzioso aperto verso l’Italia da due anni. E questi episodi hanno acquistato maggiore conflittualità da quando è aumentata lo scontro politico tra i due paesi, in particolare a partire da giugno di quest’anno. L’Italia ha posto anche la questione Dublino, cioè un’ equa redistribuzione dei richiedenti asilo tra gli stati europei e la Francia, insieme ad altri paesi, ha risposto di no”. Anche nell’ultimo consiglio europeo del 18 ottobre scorso si è creato un fronte comune “tra paesi sovranisti e nazionalisti nel bloccare le timide proposte di modifica del Regolamento che potevano prevedere anche un trasferimento regolare dei richiedenti asilo verso altri paesi europei”.
Le ragioni del contenzioso Italia-Francia. Lo scontro tra Roma e Parigi sui passaggi di frontiera va avanti da anni e da sempre l’accusa al nostro paese è quella di lasciare passare liberamente le persone verso il nord Europa. “Oggi gli sbarchi in Italia stanno calando drasticamente in seguito agli accordi con la Libia: c’è una diminuzione nella misura dell’80 per cento degli arrivi e calano anche le richieste di asilo – continua Paleologo -. Ma aumentano le persone in fuga verso il nord Europa. Ed è questo che ci contestano gli altri paesi confinanti: decine di migliaia di persone sono passate attraverso le frontiere europee dall’Italia negli ultimi anni. Solo nel 2014 si calcola che circa 80mila persone transitarono verso Germania, Francia, e altri Stati. Anche perché fino ad allora vigevano le regole di Schengen di libera circolazione interna. Nell’aprile/maggio del 2015 è poi cambiato tutto con l’entrata in vigore dell’agenda europea sulle migrazioni. La Francia, inoltre, si è avvalsa in diverse occasioni dell’articolo 23 del regolamento Schengen, secondo cui è possibile il ripristino temporaneo dei controlli di frontiera, in seguito agli attentati nel paese, e ha aumentato i respingimenti verso l’Italia”.
Il caso dei richiedenti asilo e dei minori. Rispetto ai respingimenti in frontiera e all’applicazione degli accordi di Chambery, però, ci sono delle specificità da tenere in considerazione: chi ha già fatto richiesta d’asilo in Italia e i minori. Per entrambi le procedure sono quelle previste dal Regolamento Dublino. “La cosa che non si dice mai è che una buona parte delle persone che tentano il passaggio in Francia sono richiedenie asilo in Italia – spiega Paleologo -, in questo momento nel nostro paese c’è una politica di esclusione anche verso i richiedenti asilo, che si realizza attraverso un attacco all’accoglienza ma anche attraverso aggressioni da parte di gruppi razzisti. Sono sempre più le persone in fuga verso altri paesi europei”. E se a passare il confine sono richiedenti asilo, la procedura che andrebbe seguita è quella prevista appunto da Dublino III. “Nella realtà i respingimenti in frontiera si fanno senza accertamenti e identificazioni, violando le procedure – spiega -. In molti casi sono gli stessi migranti a non dire di essere già richiedenti, non sapendo che seguendo le procedure Dublino sono maggiormenti garantiti: il regolamento Dublino prevede, infatti, la riammissione solo se l’Italia manifesta la volontà e si fa preparando l’accoglienza in frontiera. Solo dall’inizio dell’anno ci sono state 40mila restituzioni verso l’Italia da altri paesi”. Diverso, invece, è il caso dei minori non accompagnati. E’ notizia di queste ore l’accertamento in corso da parte del Viminale sul respingimento del 18 ottobre scorso, in cui sarebbero stati coinvolti anche ragazzi sotto i 18 anni. “Per i minorenni il vigente regolamento Dublino impedisce il respingimento, in questo caso il torto della Francia è conclamato – aggiunge – Sono state anche documentate violenze in diversi report, come quelli di Amnesty international. Secondo la legge i minori devono poter fare richiesta d’asilo anche nel secondo paese di ingresso. Non possono essere rimandati indietro, devono poter accedere alla procedura di asilo e la domanda va analizzata nel paese in cui si trovano”.
Verso un accordo che restringe ancora di più i diritti delle persone. Secondo Paleologo è possibile ipotizzare che nelle prossime settimane si arriverà a un accordo tra i due paese, che anche alla luce del clima politico, difficilmente terrà in conto dei diritti delle persone. “La contrapposizione che si sta cercando di alimentare, anche in vista delle prossime elezioni europee, tra un fronte sovranista e un fronte di paesi pronti a difendere i diritti fondativi dell’Europa in realtà è fittizia. Nella realtà il sovranismo di Orbàn e Salvini e il nazionalismo di Macron vanno perfettamente d’accordo se si tratta di chiudere, sia le frontiere esterne con la Libia sia le frontiere interne – conclude -. Se poi si parla di condivisione si va in contraddizione: la proposta fatta dal sovranista Kurzt di distribuzione volontaria è stata bocciata, col voto decisivo di Germania, Olanda e i paesi di Visegrad. Parallelamente vanno avanti processi nei confronti di cittadini che prestano assistenza: sono in corso processi a Briancon come a Riace. Il quadro complessivo che si va delineando penalizza qualunque forma di attraversamento di frontiera e penalizza soprattutto le persone”. (Eleonora Camilli)