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Riace, nulla potrà oscurare efficacia del sistema di accoglienza di Lucano

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C’è un dettaglio negli arresti domiciliari di Domenico Lucano che non può essere sottaciuto. La decisione è stata presa negli uffici della Guardia di Finanza di Locri, a carico del sindaco di Riace. Al di là di ciò che viene imputato a Domenico Lucano e delle motivazioni addotte, si ha l’impressione di un atto, forse l’ultimo, della disordinata, consumista, deculturata realtà costiera contro la storia dei borghi medievali, una storia fatta di antiche civiltà, di invasioni, di incontri di civiltà, di culture sopraggiunte e poi radicatesi con altre. Locri fino a pochi decenni fa si chiamava Gerace marina, a riprova di quanto il grande passato sia stato sciupato in un triste presente. Quando le migrazioni hanno avviato lo spopolamento dell’interno lo sviluppo costiero ha cercato di sopperire senza cultura, senza incontri, senza tradizioni, senza un progetto. Poi la stagione dei sequestri ha concluso l’opera, determinando una fuga di risorse e imprese che ha lasciato un popolo solo, abbandonato. Fino al giorno in cui, circa vent’anni fa, un veliero si è formato su quelle coste, con il suo carico di disperazione: migranti come erano migranti quelli che avevano spopolato quelle terre? Non proprio. Erano fuggiaschi, profughi, asilanti, giunti sulle coste della Calabria per disperazione. Fuggivano da guerre accertate, da massacri documentati. E la popolazione locale li accolse, li accudì, si dimostrò attenta, solidale. La spopolata Riace, come tante altre città dell’interno, doveva badare a opere pubbliche senza più un pubblico, una cittadinanza. Domenico Lucano ha cominciato così a pensare alla storia della sua terra nella vita presente. Un altro incontro era possibile; una nuova vita per borghi abbandonati poteva venire dal mare, ancora una volta, come tante altre volte era stato nel passato. E Riace è tornata a vivere, a far incontrare, a produrre, a vivere. Il modello Riace ha parlato per anni non solo alla Calabria di oggi, ma tante realtà ormai chiuse, abbandonate, e lo ha fatto non termini ideologici, ma attingendo al pozzo di realtà della storia del vivere insieme, alla formazione reale, non ideologica, del nostro Meridione.


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