La fragilità di Daladier, la convinzione di Chamberlain che si fosse giunti ad un accordo di pace solido e duraturo, il silenzio colpevole dell’Europa di fronte ai crimini di Hitler: la Conferenza di Monaco, settembre 1938, fu una vergogna di cui tuttora paghiamo le conseguenze. Venne consentito, infatti, alla Germania nazista di compiere ogni sorta di angheria ai danni della Cecoslovacchia, dopo aver annesso l’Austria, rivendicato il proprio “spazio vitale” e lasciato chiaramente intendere di essere pronta a scatenare un conflitto di proporzioni spaventose pur di raggiungere i propri orizzonti di gloria. Una gloria effimera, maledetta, costata al mondo intero una guerra devastante e circa sessanta milioni di morti. Una gloria che ha condotto ad Auschwitz e ad altri luoghi dell’orrore. Una guerra che ci ha fatto scoprire cosa sia una bomba atomica e quale distruzione sia in grado di generare. Una guerra che l’Europa non ha saputo né voluto impedire, rendendosi sostanzialmente complice di un disegno perverso e pericolosissimo.
Ricordare oggi, a ottant’anni di distanza, la catastrofe di Monaco, la miseria morale dei suoi protagonisti, la loro inadeguatezza e la loro sottomissione di fatto a Hitler e al suo piano di morte è un buon modo per riflettere dell’assenza dell’Europa di oggi, sulla sua complicità nei confronti di personaggi spregevoli, sul massacro compiuto nei confronti della Grecia, sui rischi che corriamo in vista delle prossime Europee, sulla disgregazione del Vecchio Continente sotto i colpi di politiche economiche criminose e di politiche demografiche inadeguate, sull’acquiescenza verso il risorgente fascismo, sulla tolleranza che c’è nei confronti del razzismo e della xenofobia di determinati movimenti e, infine, sulla pochezza della cosiddetta sinistra, dei sedicenti liberali e di un popolarismo che non sta trovando di meglio che allearsi, per mere questioni di convenienza, con i sovranisti e i nazionalisti retrivi che, in teoria, dovrebbe combattere.
I cedimenti di ieri a Monaco, i cedimenti di oggi verso le politiche di Orbán e dei suoi seguaci: conoscere il passato dovrebbe aiutarci a non ripeterlo. Proprio per questo è in atto, da anni, un tentativo dall’alto di annientare la memoria e costringerci a vivere in un eterno presente, condannati a subire, inermi e inconsapevoli, il ritorno dei nostri peggiori demoni.
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