«In questo giorno di ricordo – si legge in una nota – desidero anzitutto partecipare al dolore dei suoi familiari, degli amici e di quanti hanno condiviso con lui un ratto della vita. È stato un tempo spesso difficile, in cui la strada verso la verità giudiziaria ha anche subito gravi deviazioni. La memoria di una vittima di mafia oltrepassa lo strazio per la vita umana vigliaccamente spezzata. Essa costituisce un monito per la società e per le stesse istituzioni della Repubblica. L’agguato criminale contro Mauro Rostagno venne concepito per far zittire la sua voce libera nel denunciare le trame mafiose e i loschi affari».
«Il suo assassinio – si legge ancora – avvenne pochi giorni dopo quello del magistrato in pensione Alberto Giacomelli e addirittura poche ore dopo l’uccisione del giudice Antonino Saetta, nel pieno di una strategia terroristica decisa e attuata dai vertici dell’organizzazione criminale. Rostagno, in quella stagione, svolgeva con riconosciute qualità anche il lavoro di giornalista, suscitando apprezzamento e attenzione nei lettori. Il suo impegno giornalistico non fu estraneo all’origine della spietata reazione mafiosa, e oggi resta a noi come testimonianza e come esempio». (Ansa – Roma, 26 settembre 2018)