Le “povere bestie umane” che l’hanno ucciso non hanno ancora un nome o un volto. Le definì così monsignor Rocco Favale, vescovo di Vallo della Lucania, quel giorno che migliaia di persone avevano gremito la chiesa della Santissima Annunziata per dare l’ultimo saluto ad Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica Acciaroli ucciso il 5 settembre di due anni fa mentre tornava a casa, il mare alle spalle e negli occhi gli ulivi che circondano la villetta bifamiliare costruita assieme ad uno dei fratelli. Stipati fra le navate della chiesa c’era tutta Italia, i ministri del governo Berlusconi, politici di tutti gli schieramenti e gente comune accorsa in Cilento per piangere il “sindaco pescatore” ucciso da chissà chi per chissà quale ragione.
Due anni non sono bastati ad avere una verità, giudiziaria o meno poco importa. Tante piste, altrettanti dubbi, nessun colpevole e un solo disarmante sospetto: “Chi ha ucciso Vassallo – raccontano gli inquirenti a microfoni spenti e taccuini chiusi – probabilmente è scappato all’estero nei giorni successivi all’omicidio”.
Volato via, sparito. Non come il ricordo del sacrificio di un sindaco che ha pagato con la vita la difesa del territorio e della legalità, binomio che in Meridione ancora troppo spesso significa sangue e morte. Non hanno dimenticato Angelo Vassallo i suoi concittadini che da quel settembre conservano le sue foto, le espongono nei negozi e le mostrano ai turisti raccontando la storia del pescatore che divenne sindaco. Non lo hanno dimenticato i volontari di Legambiente, che ogni estate fanno tappa ad Acciaroli con il premio dedicato a Vassallo. E nemmeno i ragazzi di don Ciotti, che con Libera ne portano in giro per l’Italia il nome e l’esempio.
Perché commemorare Angelo, ha scritto ieri il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, “è un’importante occasione per perpetuarne il ricordo, soprattutto nelle nuove generazioni, e per riaffermare i valori, in cui egli fortemente credeva, della legalità, della tutela e della salvaguardia dell’ambiente e della coesione sociale, condizioni essenziali per la crescita economica e civile di una comunità”. Non servirà a dare un nome ai suoi assassini e un colpevole alla famiglia (anzi, IL colpevole) , ma soltanto così il suo sacrificio non sarà vano e il suo nome una semplice occasione per le frasi di rito una volta all’anno.
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