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Il “no” di Papa Francesco a povertà, ingiustizia sociale, corruzione, disuguaglianza, mafie

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Invitato, nella qualità di Presidente del Centro studi Pio La Torre a presenziare alla messa di Papa Francesco al Foro Umberto di Palermo, ho, da laico non credente rispettoso della religiosità altrui, deciso di parteciparvi per cogliere e decifrare in diretta l’emozione dei presenti davanti il suo messaggio evangelico nitido e forte. Il Papa ha ricordato, ancora una volta, e in Sicilia, che un cristiano non può essere mafioso, non può odiare né predicare l’odio, non può non accogliere e non aiutare chiunque abbia bisogno. E’un messaggio evangelico che riguarda tutti, credenti e non credenti, laici e religiosi. In questo passaggio, da laico, leggo anche un esplicito invito alla Politica affinché essa sia intesa sempre quale servizio per il popolo, unica forma di populismo accettata da Papa Francesco, e non uno strumento di arricchimento e di potere personale.

Il Papa ha scelto la data del 25° anniversario dell’uccisione del Beato Padre Pino Puglisi (PPP) e la Sicilia, evento e luogo geopolitico simbolici per la Chiesa e per tutti, infatti:

– è andato a Brancaccio dove PPP è stato ucciso dalla mafia dei Graviano,( quella implicata nelle stragi politico-mafiose degli anni 90) per la sua opera educativa non solo in un liceo della Palermo bene, ma sopratutto verso i giovani di strada del quartiere Brancaccio dominato dalla mafia e dal disagio sociale e culturale ai quali PPP intendeva sottrarli, riuscendovi;

– si è fermato a Piazza Armerina per sottoilineare l’impoverimento demografico, economico, sociale , culturale di un’area importante della Sicilia interna dove la Chiesa è impegnata a sostenere centri di accoglienza sociale dei poveri, degli anziani soli, dei migranti;

– è andato a pranzare da Biagio Conte, missionario contro la povertà di Palermo, testimone di un lungo impegno di lotta contro ogni discriminazione e disuguaglianza;

– la scelta della Sicilia è servita anche per riaffermare la portata politica implicita nel messaggio evangelico: la Sicilia è il ponte naturale e storico verso l’Africa e i medio-oriente. L’accoglienza non è buonismo, ma scelta di civiltà che realizza nella difesa della dignità umana il presupposto della democrazia e della riforma dell’attuale modello di sviluppo globale che alimenta un profitto cinico e  ed egoista. Ciò ha favorito la crescita della destra estrema, del sovranismo, del razzismo, del populismo che stanno minando le fondamenta dei sistemi democratici occidentali.

Contro questi pericoli si schiera il Papa pronunciando il suo no a povertà, ingiustizia sociale, corruzione, disuguaglianza, mafie. Egli dilata l’universalismo della Chiesa per una lettura moderna delle contraddizioni e ingiustizie di una globalizzazione senza alcuna governance democratica e perciò ne chiede la sua riforma partendo dalla difesa della dignità umana. In tal direzione va inteso il suo impegno perché tutta la Chiesa acceleri il passo  sul tracciato del Concilio Vaticano secondo.

Papa Francesco non ha fatto riferimento alcuno nella sua omelia alle vicende interne della Chiesa, ma è significativo che sia venuto a Palermo e in SIcilia dove tanti vescovi sono impegnati, come Lorefice,nel nuovo corso ecclesiale. Tra l’altro a Palermo, come ricordato da Lorefice, città storicamente dell’accoglienza, si registrano intense collaborazioni intereligiose, un impegno antimafia concreto e non retorico di molte chiese locali. Questi temi possono essere di stimolo anche per la cultura laica e politica democratica se essa si predispone a creare una nuova strategia per superare la crisi della democrazia del XXI secolo. Dovrà ripartire dai bisogni materiali  e intellettuali dei ceti sociali più deboli, dell mondo della produzione, dei servizi, delle professioni, delle arti, della scuola. Solo così potrà uscire dal guscio in cui si è rinchiusa facendo avanzare i pericoli di arretramento della democrazia costituzionale.


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