”Sulla vicenda Stato-mafia al Quirinale pare evidente che c’e’ chi ha
interesse a ricattare addirittura la piu’ alta carica dello Stato. Cio’ e’
cosa diversa da una attivita’ di piena e corretta informazione e
appartiene percio’ ad altri campi. Al Capo dello Stato, garante della
coesione dell’unita’ nazionale e della sua Carta fondamentale, la
Costituzione, non puo’ mancare, per quanto penso e ritengo, la
solidarieta’ della Fnsi”. A sottolinearlo, in una nota, e’ il segretario
del sindacato dei giornalisti, Franco Siddi.
”Siamo in una condizione
in cui e’ difficile, a questo punto, scoprire e definire i confini. La
vicenda di Panorama e delle sue note di informazione – continua Siddi –
paiono quasi voler spingere qualcuno a pubblicare testi riservati di
intercettazioni che avrebbero riguardato anche il Capo dello Stato. Piu’
che intercettazioni, infatti, siamo a ricostruzioni. E purtroppo in una
condizione come questa, ricostruendo la storia delle vicende editoriali
italiane, diventa palese il problema del conflitto di interessi posto che,
anche senza volerla a tutti i costi cercare, una certa attivita’ appaia
strumentale rispetto agli interessi politici del proprietario. Detto
questo, se il giornale ha davvero dei testi si assuma, se vuole, la
responsabilita’ della pubblicazione. Nessuno pero’ credo possa imporre ad
alcun soggetto, neanche al Presidente della Repubblica, di ordinarne la
pubblicazione stessa poiche’ c’e’ un codice che regola la materia, e le
intercettazioni non sono proprieta’ privata quando sono disposte dalla
magistratura”.
”Se si vuole fare una legge sul no alle
intercettazioni sul Capo dello Stato lo si faccia – dice ancora Siddi – ma
non si assuma questa vicenda a pretesto per leggi bavaglio, tentativo
ricorrente che neanche il Presidente Napolitano ha mai condiviso, tanto
chiare sono state le sue parole ferme a tutela dell’art. 21 della
Costituzione. In materia di responsabilita’ dell’informazione e’ piu’ che
mai ora di dare ascolto alle posizioni piu’ avanzate anche della
categoria, per il giuri’ sulla lealta’ dell’informazione e una seria
riforma dell’ordinamento professionale. Le autonomie deontologiche possono
e devono diventare garanzia e presidio verso ogni tentativo di scempiare
la dignita’ dell’informazione”.