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Il premio Nobel Fo in mostra a San Marino

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Non appena si varca la soglia di Palazzo Sums (Società Unione Mutuo Soccorso) nella Repubblica di San Marino si ha l’impressione di essere capitati in una realtà ben diversa da quella nostrana. Specie se si pensa che la mostra di un Premio Nobel come Dario Fo, in esposizione – oltre che al Sums – al Museo Pinacoteca San Francesco e al Teatro Titano fino al 14 ottobre 2012, non sia stata ospitata nelle sale dei musei italici. Ma a catapultare i due visitatori – trovatisi per caso ad assistere alle prove per la drammatizzazione delle opere del Maestro – in una mega metafora della società e della politica italiana ci pensano gli allievi della Voice Academy del Canto e del Teatro e della Scuola di Teatro Bradipoteatar di San Marino sapientemente guidati dalla regia di Fabrizio Raggi e costantemente seguiti dagli insegnanti Aleksandra Di Capua e Andrea Tamagnini.

In tre sale – dove il pubblico si ritrova a dover fare i conti con un’Italia che stenta a raccogliere i cocci di una crisi che sembra non aver mai fine – gli attori Paolo Bartolini, Costantina Busignani, Giulia Ceccoli, Lilli Della Balda, Mauro Granaroli, Lucilla Di Meco, Diego Ercolani, Juliana Petecariui accompagnano il pubblico attraverso le vicende politiche, l’attualità e i tragici avvenimenti che hanno segnato il Belpaese nell’ultimo biennio (periodo in cui sono state realizzate le opere dell’artifex maximo di “Mistero buffo”). Ecco allora che il racconto ha inizio con “Il terremoto dell’Aquila”, in cui una casta di eletti dal volto indefinito si abbandona a banchetti luculliani mentre migliaia di famiglie combattono contro il dramma di non avere più un tetto sulla testa.

Protagonista indiscussa delle opere, in cui l’autore ha utilizzato una tecnica mista su tela, è la (mala) politica: ecco allora gli sbarchi clandestini a Lampedusa, le morti “bianche” e il processo Eternit, la piaga della disoccupazione e della precarietà, ma soprattutto l’immagine di un paese che qualcuno ha condotto alla deriva e che emerge – fortissima – in tele come “Una serata tranquilla a casa del drago” (in cui giovani donne dagli abiti succinti rimandano inequivocabilmente ai festini di Arcore); “La Torre di Babele e il ponte di Messina”, la grande opera incompiuta che ha sottratto miliardi alle tasche degli italiani ma a tutt’oggi non ha visto la luce; il “Lotto di politici in vendita”, chiara metafora di quella sorta di “mercato delle vacche” in cui spesso si tramuta Montecitorio; “La fiera degli Oh Bej oh Bej a Milano”, allegoria della società odierna o ancora “La statua crolla”, che trae ispirazione da una pantomima di Buster Keaton ed in cui ogni riferimento all’ex premier è puramente…non casuale. Nel racconto drammatizzato dei giovani attori non mancano riferimenti alle opere che ritraggono il dramma della Fiat con il volto di Marchionne che spunta da un ingranaggio in mezzo a centinaia di automi-operai; gli sprechi di denaro pubblico per l’acquisto di caccia bombardieri F-35 per i quali il governo italiano ha “sacrificato” milioni di posti di lavoro; e la vicenda umana e professionale di Roberto Saviano, ritratto dapprima con una ragazza, a testimonianza del desiderio di una vita cosiddetta normale e poi con un leone, costretto a difendersi dalle iene che ne vogliono a tutti i costi la morte.

A chiudere lo spettacolo “itinerante” la performance dei giovanissimi artisti che hanno avuto l’onore di recitare alla presenza di Fo domenica 26 agosto nella sala del Sums. A dimostrazione che la cultura attecchisce laddove trova terreno fertile, contrariamente a quanto avviene da noi. Un “mistero buffo” – si sa – tutto italiano.


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