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Russia, appello Onu e di 120 registi e attori per chiedere liberazione di Oleg Sentsov

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Le foto del volto emaciato di Oleg Sentsov, che ha perso 30 chili nei 4 anni che ha già trascorso in carcere dei 20 ai quali è stato condannato da un tribunale russo, hanno mostrato al mondo quanto drammatiche siano le sue condizioni.

La situazione si è aggravata nelle ultime settimane, il 42enne regista ucraino da tre mesi ha iniziato uno sciopero della fame per protestare contro la sua ingiusta condanna e per chiedere a Mosca il rilascio di tutti i prigionieri politici suoi connazionali.

L’impatto di quelle immagini nelle quali si riconosce a stento l’autore di “Gamer”, lungometraggio che racconta il dramma di un adolescente ossessionato dai videogiochi, opera che ha ricevuto molti premi a livello internazionale, è stato talmente forte da spingere la Corte di Strasburgo a ‘condannare’ la Russia per le mancate cure garantite al detenuto e le Nazioni Unite a chiederne l’immediato rilascio.
Anche il presidente francese Emmanuel Macron ha fatto altrettanto chiamando direttamente l’omologo russo, Vladimir Putin.
Ma la campagna che sollecita la liberazione di Sentsov va avanti da anni. Tra le iniziative più importanti quella dell’Accademia del cinema europeo che ha rivolto un appello a Mosca sottoscritto da molti suoi colleghi celebri, tra cui Pedro Almodóvar, Win Wenders, Stephen Daldry, Mike Leigh, Aki Kaurismäki, Bertrand Tavernier, Andrei Zvyagintsev e Ken Loach. Quest’ultimo ha firmato anche una lettera aperta pubblicata sul quotidiano francese Le Monde, sottoscritta da circa 120 tra registi e attori, ai quali si è aggiunta la ministra francese della cultura Francoise Nyssen.

Sentsov è stato arrestato nel maggio del 2014 per le sue feroci critiche contro l’occupazione russa della Crimea e condannato pochi mesi dopo a 20 anni per terrorismo. Oggi il cineasta ucraino “è pronto a morire” per la sua battaglia di giustizia, come ha affermato il suo avvocato Dmitri Dinze. Nelle scorse settimane aveva scritto in una lettera a un cugino di sentire la fine “vicina”.

“Oleg è diventato un kamikaze ucraino che ha messo la sua vita in gioco per salvare la vita di altri, per le sue idee, per il suo Paese” ha sottolineato il suo difensore.

Anche l’attivista russa per i diritti umani Zoja Svetova, che gli ha fatto visita lunedì scorso, ha confermato che le condizioni di Sentsov sono “critiche” e che i medici carcerari di cui Sentsov si fida stiano facendo tutto quello che possono per assisterlo.

Oleg è attaccato a una flebo e sta assumendo una mistura nutriente, ma questa non è una situazione “che possa salvargli la vita” ha raccontato la Svetova alla quale il regista ha ribadito che non porrà fine allo sciopero della fame fino a quando non saranno liberati tutti i prigionieri politici ucraini.

Anche gli arrivisti di Amnesty international avevano chiesto di poterlo incontrare ma le autorità russe hanno negato loro il permesso di accedere alla colonia penale della regione artica dove è detenuto.

“Impedirci d’incontrare Sentsov è una pretesa indifendibile. Avevamo in programma di visitare Oleg insieme a un medico indipendente per esaminare il suo stato di salute. Solo permettendoci di fargli visita avremmo potuto sciogliere ogni dubbio sulle sue condizioni di salute e valutare l’adeguatezza dell’assistenza medica che gli viene fornita” ha fatto sapere la ong internazionale attraverso una nota.

È evidente a tutti che la salute di Sentsov, in veloce deterioramento, lo metta a rischio ogni giorno di un collasso. Ed è per questo che sosteniamo Onu, organizzazioni per i diritti umani e esponenti del mondo della cultura e del cinema, nel chiedere alla Russia affinché garantisca la giusta assistenza e scarceri al più presto Sentsov (qui trovate l’appello Di Amnesty https://www.amnesty.org/en/latest/campaigns/2018/07/oleg-sentsov).
È tempo di agire. E in fretta. Prima che sia troppo tardi.


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