Articolo 21 aderisce alla manifesta indetta dalla comunità Rom e Sintinper il 2 agosto. Una delegazione guidata da Antonella Napoli sarà presente al sit-in.
E’ stata indetta per il 2 Agosto dalle 14 alle 17 a Roma in piazza Montecitorio un presidio di cittadini e cittadine Rom e Sinti per manifestare al Parlamento Italiano – come si legge nell’appello firmato da alcune ben note personalità di queste minoranze etniche che sono le più neglette di Europa e da numerose associazioni che le rappresentano – <la propria preoccupazione per il clima di discriminazione con minacce di censimenti etnici e violenza diffusa contro persone e comunità rom e sinte>.
L’appello ha ricevuto numerose ed importanti adesioni, elencate in calce all’Appello integralmente pubblicato ieri da Articolo 21. Il loro numero ed autorevolezza attestano che l’allarme per i rischi insiti nella deriva xenofoba indotta dalla becera campagna da tempo in atto è fondato e condiviso. Tale deriva sottintende un’idea di società che non può non apparire repellente a chiunque nutra ideali di giustizia, libertà, eguaglianza di diritti e doveri per tutti e tutte, che sono i valori fondanti della nostra Carta Costituzionale.
Hanno ragione quindi i promotori della manifestazione ad auspicare, rivolti al Governo, <interventi condivisi con la comunità rom e sinte e perciò efficaci>, per indurre un <vero cambiamento perché non si viva nella paura e nella rabbia, ma con coraggio e speranza>. Purtroppo l’impulso a questa deriva proviene proprio dall’interno del Governo, esattamente dal responsabile politico di quel ministero che sarebbe chiamato ad assicurare le condizioni essenziali perché la convivenza delle differenze in seno alla società sia pacifica ed ordinata. Ed allora di questi interventi auspicati dai Rom e dai Sinti deve darsi carico la società civile in tutte le sue articolazioni, a beneficio di tutta la popolazione italiana, tanto delle sue componenti minoritarie quanto di quelle maggioritarie, perché i diritti sono indivisibili: valgono o per tutti o per nessuno.
Questa ondata di xenofobia e di razzismo, in cui sguazzano pericolosi rigurgiti di fascismo e che fa presa su chi, privo di tutele effettive e sentendosi senza rappresentanza è impaurito dalle difficoltà ed è alla ricerca di chi possa proteggerlo, va fronteggiata subito,. Non si può indugiare. Va impedito che si consolidi nel senso comune l’errato convincimento che la causa delle proprie difficoltà siano gli immigrati e gli esclusi, invece che ben altre ragioni, quali le modifiche intervenute nel modo di produrre e di consumare, scambiando così per propri carnefici quelle che sono le altre vittime.
Bisognerebbe a tal fine promuovere un’accorta ed intensa campagna di controinformazione che, non attacchi alcuno, perché lo scontro genererebbe reazioni difensive e di chiusura che rafforzerebbero ognuno nei propri convincimenti e porterebbe chi spera di aver trovato protezioni e tutele in nuovi approdi ad abbarbicarsi su di essi. Avvalendosi delle più svariate ed efficaci modalità bisogna raccontare fatti, portare testimonianze, produrre conoscenze ed esperienze,perché sia la forza dei fatti a correggere le opinioni sbagliate, a smascherare l’inganno di chi, in buona o in mala fede che sia, pesca nel torbido.
E valgano i fatti per ripristinare l la verità sulla situazione in Italia dei Rom e Sinti, proprio in occasione della manifestazione dei Rom e dei Sinti, promossa per protestare <contro le violenze criminali di gruppi neonazisti che hanno portato alla morte di un giovane rom di 24 anni e al ferimento di donne e bambini> in Ucraina e < ricordare gli ultimi 2.897, donne, uomini e bambini rom e sinti dello Zigeunerlager di Auschwitz-Birkenau uccisi nella notte del 2 agosto 1944 e commemorare con loro più di mezzo milione di fratelli e sorelle morti nei campi di sterminio d’Europa>
Le stime più attendibili di Marco Brazzoduro, sociologo, che da decenni studia a livello scientifico l’insediamento nel nostro paese delle comunità rom e sinte valutano la loro consistenza tra le 160 e le 180 mila unità. Il 50% sono italiani/e risalendo la presenza delle loro famiglie a prima dell’Unità d’Italia. E’noto infatti,che le prime immigrazioni avvennero nel 1400. L’altro 50% è di origine romena o bulgara oppure di paesi della dissolta Jugoslavia. Si tratta di persone in gran parte arrivate in Italia a partire dal 1990 in connessione con la guerra civile tra Bosnia ed Erzegovina o successivamente al 1996 per la la guerra del Kosovo.
L’85% dei Rom e Sinti presenti in Italia vivono in appartamenti, lavorano regolarmente, facendo gli stessi lavori di chiunque altro. Il restante 15% vive, come fino a pochi decenni fa vivevano i “baraccati italiani”, nei cosiddetti campi nomadi ma non per libera scelta ma per decisione delle Istituzioni Italiane.
Il 21 maggio 2008 infatti con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi è stato dichiarato “Lo stato di emergenza in relazione agli insediamenti di comunità nomadi”, a seguito del quale sono state emesse alcune ordinanze attuative nominando prefetti di Roma, Napoli, Milano e, successivamente, quelli di Torino e Venezia, “commissari delegati per la realizzazione di tutti gli interventi necessari al superamento dello stato di emergenza” nelle regioni di Lazio, Campania, Lombardia, Piemonte e Veneto.
Per quanto riguarda la città di Roma, nel febbraio 2009 il prefetto-commissario Giuseppe Pecoraro ha firmato il Regolamento per la gestione dei villaggi attrezzati per le comunità nomadi nella regione Lazio e in data 31 luglio 2009, in veste di “commissario straordinario per l’emergenza nomadi” ha presentato – insieme al Comune di Roma – il Piano Nomadi Berlusconi/Maroni del 2008.
Si dà il caso però che In data 16 novembre 2011, per iniziativa dell’Associazione 21 Luglio, veramente benemerita, con sentenza n. 6050, il Consiglio di Stato ha sancito “l’illegittimità del decreto del presidente del Consiglio dei Ministri del 21 maggio 2008” in quanto, si legge nelle motivazioni, “non si evincono precisi dati fattuali che autorizzino ad affermare l’esistenza di un nesso tra la presenza sul territorio di insediamenti rom e una straordinaria ed eccezionale turbativa dell’ordine e della sicurezza pubblica nelle aree interessate. Il riferimento a “gravi episodi che mettono in pericolo l’ordine e la sicurezza pubblica”, inoltre, non risulta supportato da una seria e puntuale analisi dell’incidenza sui territori del fenomeno considerato”
L’Alta Corte di Cassazione rigettando il 15 febbraio 2012 il ricorso presentato dal Governo Italiano, ha sancito definitivamente la illegittimità della asserita emergenza nomadi e di tutti gli atti conseguenti.
Come si vede l’emergenza nomadi è stata una gratuita invenzione del duo Berlusconi-Maroni ed i campi nomadi istituiti dai Comuni e Prefetture sono del tutto illegali. Insmma non sono i cosiddetti nomadi ad essere illegali, bensì talune delle Istituzioni della Repubblica Italiana.
il 24 febbraio 2012 il Consiglio dei Ministri prova a sanare la situazione approvando la “Strategia nazionale d’inclusione dei rom, dei sinti e dei camminanti 2012-2020” che individua quattro “aree critiche” nelle quali intervenire: lavoro, casa, sanità, istruzione e, <considerato che la realizzazione di politiche sociali di inclusione dei RSC è, e resta, di precipua competenza degli enti territoriali> (pag. 33), stabilisce tra l’altro che nel corso del primo biennio di attuazione della Strategia si attivino, <mediante la riprogrammazione e l’utilizzo delle risorse provenienti dalla trascorsa “emergenza commissariale” connessa agli insediamenti delle comunità RSC nel territorio delle regioni Campania, Lombardia, Lazio, Piemonte e Veneto e ad oggi ancora non impegnate, di appositi “Piani locali per l’inclusione sociale delle comunità RSC”, che individuino nuovi interventi di inclusione da programmare e realizzare sperimentalmente> (pag.35),
Ad oggi per quel che riguarda Roma la Strategia Nazionale è del tutto inattuata. Oltre ad alcuni “tavoli” della regione Lazio, del tutto privi di effetti, non vi è stato altro Ad illegalità si è aggiunta così altra illegalità, tale dovendosi considerare l’inadempienza di quanto stabilito da un Atto del Governo.
In questo quadro si inserisce l’ultimo eclatante sgombero del Camping River disposto dall’Amministrazione Comunale a causa delle inaccettabili condizioni igieniche. Senonché le deprecabili condizioni igieniche sono la conseguenza dello stacco dei servizi operato da tempo senza che gli abitanti del Campo ne avessero responsabilità alcuna e dalla distruzione dei container di proprietà comunale operata pochi giorni prima dello sgombero dal personale del Comune di Roma, al cospetto di coloro che sino ad un minuto prima li abitavano, bambini compresi. Si è posto termine così in tal modo ad una allucinante vicenda durata un paio di anni senza che il Comune di Roma riuscisse a mettere in campo alcuna soluzione praticabile. E’ però riuscito a fare apparire gli abitanti del River causa dello sgombero come se fossero loro le cause del degrado e non le vittime.
Durante lo sgombero è stato impedito l’accesso dei giornalisti Campo River adducendo “motivi di ordine pubblico” come se giornalisti e fotografi potessero fomentare disordini! In realtà si è cercato di nascondere ciò che accadeva perché non emergesse l’indecenza di un’operazione compiuta illegalmente, contravvenendo ad una Ordinanza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che l’ aveva sospesa.
La finalità del Comune è però evidente: d’intesa con il Ministro per gli Interni mira all’esodo forzato di tutti gli “zingari” tranne quelli “che purtroppo ce li dobbiamo tenere”. Il suo obiettivo non è l’attuazione della Strategia Nazionale di Inclusione dei Rom, Sinti e Caminanti, approvata su impulso della Unione Europea dal Governo Monti, ma la loro espulsione dal nostro paese. Siamo cioè di fronte agli atti di una strategia di discriminazione razziale, rispetto alla quale dovremmo tutti ribellarci.
Nino Lisi
Di Cittadinanza e Minoranze