E’ una mattinata caldissima quella del secondo giorno di agosto. La stazione di Bologna è un crocevia. Ci sono persone che arrivano in treno dal settentrione e dal sud e da paesi del nord Europa. E nella sala d’aspetto i tanti che attendono l’arrivo di un treno. Partono per le vacanze, raggiungono familiari a centinaia di chilometri di distanza. Qualcuno a malincuore, dopo aver scelto Bologna come luogo di una vacanza dotta, deve tornare a casa. Alle 10.25 una bomba squarcia un’ala della stazione. Proprio nella sala d’aspetto di seconda classe.
Un boato. Il bilancio è tragico: 85 i morti, 215 i feriti, la strage più sanguinosa dal dopoguerra.
Sono trascorsi 38 anni. Ci sono state otto sentenze che hanno permesso di conoscere (solo) un pezzo di verità sulla strage. La più importante è del 1995 e condanna gli esecutori materiali. Sono i neofascisti Valerio Fioravanti e Francesca Mambro (poco più che ventenni nel 1980) esponenti di spicco dei Nar (Nuclei Armati Rivoluzionari). 12 anni dopo, nel 2007 viene condannato per il delitto di strage un altro esponente dei Nar, Luigi Ciavardini, minorenne all’epoca della strage. E c’è un quarto uomo, sempre ex Nar su cui si è riaperto un processo per concorso nella strage grazie ai dossier presentati nel 2015 dall’associazione dei familiari delle vittime. E’ Gilberto Cavallini, 65 anni che sta scontando il massimo della pena per alcuni omicidi politici, tra cui quello del giudice Mario Amato.
Ma accanto agli esecutori materiali i processi di questi anni hanno svelato altri aspetti altrettanto inquietanti. Le trame oscure, le omertà, gli occultamenti delle prove, i depistaggi. E numerose condanne sono state emesse per depistaggio nei confronti di personaggi di spicco tra cui Licio Gelli che già la Commissione sulla P2 presieduta da Tina Anselmi gli aveva attribuito il ruolo di finanziatore di gruppi terroristici neofascisti.
Ed ora, c’è una nuova indagine sui mandanti occulti. Chi sono? Chi ha armato la mano degli esecutori materiali per poi nascondere abilmente la propria? “Nessun mistero” ci tengono a sottolineare Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione familiari delle vittime e Carlo Lucarelli, scrittore e autore che alle stragi ha dedicato importanti inchieste televisive… “Non di misteri ma di segreti dobbiamo parlare. Nascosti in cassetti che alcuni, in alto, non hanno intenzione di aprire…”
L’ex premier Matteo Renzi aveva dato via ad una direttiva per la desecretazione delle carte sulle stragi italiane. Ma chi avrà il compito di declassificare le carte e decidere cosa rendere pubblico? “Forse gli stessi che quelle carte le hanno classificate?” si chiede Lorenzo Grassi componente della commissione che sta lavorando sugli atti da rendere pubblici.
Sbaglieremo, ma l’impressione è che non ci sia un grande slancio politico nell’arrivare alla verità. Ai posteri, speriamo non troppo lontani nel tempo, l’ardua, ennesima, sentenza…