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Sulle tracce di Padre Paolo. Il 29 luglio in onda l’inchiesta del tg1

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«Vedi, era questo il quartier generale dell’Isis. Ed è qui che Padre Paolo è entrato, il 29 luglio del 2013. Laggiù, in quel gabbiotto, c’erano i miliziani armati che bivaccavano, a destra l’ingresso per i visitatori. L’hanno lasciato entrare e non è più uscito. E’ stato inghiottito dalla lunga notte siriana».

Il 29 luglio saranno passati esattamente cinque anni dalla misteriosa sparizione a Raqqa di Padre Paolo Dall’Oglio, il gesuita italiano che ha dedicato la sua vita alla Siria e al dialogo religioso fra cristiani e musulmani. Finora sulla sua sorte c’è stata solo una ridda di ipotesi, sempre contraddittorie e mai verificabili: perché Raqqa è diventata nel frattempo la capitale dell’ISIS e quindi la ricerca della verità ha finito per arenarsi nelle sabbie mobili della guerra siriana. Oggi, invece, che la città è stata liberata e non è più sotto il giogo dell’Isis, è stato finalmente possibile tornare sulle sue tracce, per provare a capire cosa gli è successo quel maledetto 29 luglio del 2013. Padre Paolo è stato sequestrato? E da chi? Ma soprattutto: è ancora vivo oppure è morto?

A tutte queste domande inizia a rispondere “ABUNA”, uno SPECIALE del TG 1 che andrà in onda domenica 29 luglio  alle ore 23.30 su RAI 1. “ABUNA” è un’inchiesta esclusiva, vecchio stile, di quelle in cui si consumano le suole delle scarpe e che vede per la prima volta coinvolti gli amici di Padre Paolo, quelli che lo hanno accolto a Raqqa nel luglio 2013 e che ancora oggi lo ricordano, chiamandolo con affetto Abuna, padre. Con loro, per la prima volta, vengono ricostruiti gli ultimi giorni di quell’ultimo suo soggiorno in Siria. E il racconto svela diversi dettagli inediti. «Noi gli avevamo spiegato che era pericoloso venire qui – racconta Eyas, il ragazzo nella cui casa Padre paolo era ospite– E noi attivisti non eravamo in grado di proteggerlo. Ma lui ci rispose di non temere. Voleva venire a tutti i costi». Il giorno in cui sparì, aggiunge Eyas, Padre Paolo era preoccupato. «C’era un patio, a casa nostra, e lui continuava ad andar su e giù, nervoso. È rimasto almeno un’ora così, forse in preghiera. A un certo punto mio padre andò da lui e gli disse: “Vedrai che andrà tutto bene”. E Padre Paolo gli rispose: “Se mi arrestano o non mi vedete tornare aspettate tre giorni prima di dare l’allarme”».

Sulla sparizione di Padre Paolo, in tutti questi anni, l’opinione pubblica italiana ha funzionato da “buca delle lettere”, da terminale cioè di rivelazioni messe in circolazione ad arte, con fini ben diversi dalla ricerca della verità. Padre Paolo era infatti troppo noto perché la sua scomparsa non venisse sfruttata dai diversi attori impegnati nella guerra mediatica in atto sullo scacchiere siriano. “ABUNA”, l’inchiesta del Tg 1, riannoda invece i fili di quel mistero, mettendo da parte le illazioni e lasciando che a parlare siano, per la prima volta, i fatti.

Non è stato facile. La città di Raqqa è ridotta oggi a un enorme cumulo di macerie. Annichilita dalla furia cieca dei bombardamenti a tappeto con cui la coalizione a guida americana l’ha bersagliata, tutti i giorni per quattro mesi, da giugno a ottobre del 2017. Una città fantasma, molto più che Mosul o Sirte, le altre due “capitali” strappate all’Isis. In questo scenario apocalittico ci sono state da superare non poche resistenze “ambientali” – in primo luogo l’omertà tribale – che intralciano ancora oggi la ricerca della verità sulla sorte toccata a Padre Paolo. Ma delle tracce sono alla fine emerse. E con esse dei nomi e delle ipotesi di una certa consistenza.

Abbiamo lasciato la Siria con la convinzione che più passa il tempo più la verità su questo sequestro rischia di allontanarsi. E il mistero infittirsi anziché dileguarsi. Eppure – ne siamo certi – su Padre Paolo Dall’Oglio non calerà mai il silenzio. A riempirlo, per sempre, saranno le sue parole. E il suo insegnamento.

Inviato speciale Tg 1


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