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Scontro sul “Dl dignità” tra Di Maio e il segretario dem Martina sulla indennità di licenziamento

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L’Assemblea nazionale di Mdp conferma Speranza coordinatore e avvia il processo costituente

Di Pino Salerno

Scontro frontale tra Di Maio, vicepremier e ministro del Lavoro e il Pd di Maurizio Martina. Il vicepremier accusa il Pd di aver presentato un emendamento per sopprimere l’articolo del decreto dignità che aumenta i risarcimenti per i lavoratori che vengono licenziati ingiustamente. Replica sui social il segretario dem: “Caro Luigi Di Maio, i tuoi giochi sulle indennità di licenziamento sono propaganda. Il Pd difende senza pasticci le tutele crescenti, che anche voi non abolite. Vuoi confrontarti? Ecco nostra proposta che alza indennità ai lavoratori anche in caso di conciliazione. Lo sostieni?”. Martina inoltre pubblica su Twitter il testo dell’emendamento, prima firmataria l’ex segretaria dello Spi Cgil, Carla Cantone, che recita: “all’articolo 6 comma 1 del decreto legislativo 4 marzo 2015, n.23, le parole ‘non inferiore a due e non superiore a diciotto mensilità’ sono sostituite dalle seguenti: ‘non inferiore a 3 e non superiore a 27 mensilità’”. Ma per il ministro del Lavoro l’emendamento non servirà a nulla perché “finalmente ormai” il Pd è in minoranza e il segretario Dem dovrebbe piuttosto spiegare perché un partito di sinistra “si schiera contro il riconoscimento di maggiori diritti a chi lavora”.

M5S: “Il Pd si conferma partito dei padroni”. Replica dura del Pd: “il decreto è antisociale e ridurrà occupazione e investimenti”

Tra corteggiamenti, attacchi brutali e fughe in avanti il complicato rapporto tra Cinquestelle e Democratici corre sul filo sottile dei diritti sociali, terreno di sfida delle due maggiori forze politiche del Paese. Il provvedimento dovrebbe arrivare in aula giovedì 26 luglio e ha già un migliaio di emendamenti da discutere, di cui soltanto una decina della maggioranza. Di Maio ha dichiarato di non voler mettere la fiducia, ma il ministro del Lavoro teme il rischio ostruzionismo. Dopo i giudizi negativi di Confindustria e le polemiche con il presidente dell’Inps Tito Boeri, il capo politico dei Cinquestelle riceve anche le critiche dirette di Roberto Speranza che, all’assemblea nazionale di Articolo1-Mdp, promette battaglia in aula se verrà ripristinata la norma che introduce i voucher, giudicata un clamoroso “autogol” del governo dal capogruppo di LeU Federico Fornaro. Messo alle strette su più fronti, Di Maio reagisce attaccando. E l’accusa è la più pesante che si possa immaginare. “Il Pd si conferma il partito dei padroni contro i lavoratori”, tuona il M5S. Parole prese a prestito dalla tradizione storica della sinistra da parte di un movimento che si definisce orgogliosamente post ideologico, né di destra né di sinistra. E i Cinquestelle provano a insinuarsi nelle crepe del Pd per spaccarlo definitivamente, arrivando con il vicepresidente della commissione lavoro Davide Tripiedi a sostenere che anche il “Pd post Renzi” è per la demolizione dei diritti dei lavoratori. Dalle fila Dem la risposta non si fa attendere. Il senatore renziano Dario Parrini stigmatizza la faccia tosta di Di Maio che impartisce “lezioncine” al Pd a fronte di un decreto “antisociale” che ridurrà occupazione e investimenti, sfavorirà il lavoro stabile e aumenterà i licenziamenti. La battaglia parlamentare tra M5S e Pd è soltanto cominciata e si tradurrà presto anche fuori dall’aula per contendersi quell’elettorato di centrosinistra che ha abbandonato il vecchio partito per il nuovo movimento.

L’Assemblea nazionale di Mdp. Speranza eletto all’unanimità coordinatore

Al termine di un percorso di assemblee cittadine e regionali ha avuto luogo domenica l’Assemblea nazionale di Articolo1-Mdp, dal titolo “Per l’alternativa”. Nella sua relazione introduttiva, il confermato coordinatore nazionale Roberto Speranza, ha affermato: “non ci arrendiamo ad un’idea dell’Italia irrecuperabile e consegnata ormai alla nuova egemonia della destra. Penso all’inaccettabile demonizzazione delle Ong cui va naturalmente il nostro convinto sostegno”. Insomma, “la Sinistra- ha sottolineato Speranza- ha pesanti responsabilità su come sono andate le cose. E’ stato un errore favorire la saldatura tra Lega e 5 stelle. Dobbiamo essere sfidanti e aperti al dialogo invece sulle questioni sociali. Una prima occasione arriva subito con il decreto dignità. Un decreto debole, lo stesso utilizzo della parola dignità è evidentemente dentro il solito canovaccio di propaganda di questo tempo. Lo dico a Di Maio anche oggi da questo palco. Non puoi parlare di lotta alla precarietà o addirittura di Waterloo del Jobs act e poi continuare a tenere aperta nel dibattito la possibilità di far tornare i voucher che della precarietà sono il simbolo più estremo. Se torneranno i voucher daremo battaglia con ogni energia”.

Speranza sul destino di Liberi e Uguali: “no a una piccola forza autoreferenziale e minoritaria in cui isolarci ed autocompiacerci”

Sulla prospettiva politica Speranza non ha dubbi: “L’esperienza di Liberi e Uguali a cui abbiamo tutti lavorato con il massimo di determinazione e generosità non ha prodotto i risultati sperati. In campagna elettorale ci siamo impegnati a dare una casa a tutti quelli che ci hanno sostenuto. Io penso che dobbiamo tenere fede a questo impegno. A me non interessa oggi e non interesserà mai l’idea di una piccola forza autoreferenziale e minoritaria in cui isolarci ed autocompiacerci. Non è la nostra storia. Non è la nostra cultura politica”. Poi il passaggio sulle elezioni europee dell’anno prossimo: “E poi bisognerà sciogliere alcuni nodi che non sono banali. Le elezioni europee si avvicinano ed è chiaro che il percorso che abbiamo avviato ha senso se il nostro obiettivo è quello di concorrere con il simbolo di Leu a quella tornata”. Quale sarà il percorso? Speranza tenta di delinearlo con queste parole: “Dobbiamo andare avanti con il percorso costituente avviato il 26 maggio. Dopo l’estate avvieremo la fase democratica di LeU: una testa e un voto. Va chiusa la stagione pattizia: non ha prodotto risultati. Ora è il tempo della democrazia dal basso. E’ stato questo il limite del comitato nazionale di LeU con personalità esterne scelte da noi. Servono nuove idee e nuovi protagonismi”.

Bersani: “senza una proposta nuova, ci resta la resistenza, che è un altro film”

Nel richiamo unitario di oggi c’è anche il Pd, si è chiesto Pierluigi Bersani. La replica dell’ex segretario non dà spazio a interpretazioni: “Non torno a quel che il Pd secondo me proprio non ha voluto capire, ma io dico una cosa e vale per tutti anche per il Pd: non si pensi di poter riprendere una strada nuova senza una visibile e dolorosa fase di ripensamento”. Inoltre, aggiunge, “adesso parlare di accrocchi vari dove tutti mettono insieme quel che sono, magari cambiando poco o niente e facendo finta che chiusa la parentesi si ricomincia più o meno come prima, vuol dire perdere tempo. La cosa è andata nel profondo. Non si esclude nessuno dal ragionamento né della sinistra radicale né di quella riformista, ma ciascuno deve fare i conti visibilmente con quello che è successo. Senza una proposta nuova ci resta solo la resistenza che è un altro film però”.

 

Da jobsnews


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