Intanto, il ministro Savona detta l’agenda economica
L’Aula della Camera ha approvato in mattinata con 320 voti favorevoli, 219 contrari (Partito democratico e Liberi e uguali), e 129 astenuti (Forza Italia e Fratelli d’Italia), la risoluzione di maggioranza, presentata da M5s e Lega, relativa alle comunicazioni del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in vista del Consiglio europeo di domani e dopodomani, a Bruxelles. In serata, dinanzi ad una relazione identica a quella della mattina alla Camera del premier Giuseppe conte, anche l’Aula del Senato ha approvato la risoluzione di maggioranza. I sì sono stati 160, 109 i no e 4 astenuti. Passa anche la risoluzione a prima firma Maurizio Gasparri che esclude la Bolkestein per balneari e ambulanti. I sì sono stati 213, nessun voto contrario, 56 astenuti. Il governo aveva dato parere favorevole solo alla risoluzione di maggioranza e a quella presentata da Gasparri (con la postilla che ne sarebbe stata verificata la compatibilità con il programma di governo). Su tutte le altre il ministro per le Politiche Ue Paolo Savona aveva dato parere contrario pur sottolineando che le istanze dei vari gruppi sarebbero state prese “in seria considerazione” dall’esecutivo M5S-Lega. Si è chiusa così la giornata dedicata dal Parlamento alle comunicazioni del presidente Conte alla vigilia del Consiglio europeo del 28 e del 29 giugno, ovvero, nonostante il dibattito e i contributi dei parlamentari, Giuseppe Conte ha riletto non solo i 10 punti già presentati domenica scorsa al minivertice Ue di Bruxelles, ma al Senato la medesima relazione che ha letto alla Camera. Non sappiamo se anche questa sia una prima volta, inaugurata dal governo del cambiamento: prendere in giro le opposizioni rileggendo un testo già noto.
I punti principali del discorso di Conte (a Camera e Senato)
“Al Consiglio europeo di domani, il primo del mio governo, l’Italia si presenterà con la forza e la consapevolezza di un governo che in Europa parla con una voce sola, ferma e risoluta”, ha esordito il presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte. Ai leader dell’Ue europei Conte negli ultimi giorni si è rivolto “ripentendo un concetto semplice”: “Per avere un’Europa più forte abbiamo bisogno di un’Europa più giusta e più equa”, “anche a livello fiscale”, dice in Aula. Nel suo intervento il premier ha sottolineato che i prossimi due giorni rappresentano “un appuntamento significativo per il futuro dell’Unione Europea. Questo Consiglio europeo arriva in un momento in cui è necessario rispondere ai cittadini con proposte concrete. Senza tentennamenti, senza ambiguità, senza paure. Anche questo è cambiamento”. Poi ha ribadito la necessità di “superare” l’accordo di Dublino perché “non ci sono più dubbi che sia inadeguato a gestire flussi migratori. Solo il 7% dei migranti in arrivo sono rifugiati”. Per Conte l’Italia arriva al Consiglio europeo con un ruolo ben preciso e “con il suo apporto specie in tema di immigrazione, può contribuire a rendere questo appuntamento uno spartiacque, un punto di svolta” per disegnare una nuova Europa, “l’Europa che vogliamo”. “Le coste italiane sono coste europee, – sottolinea inoltre in aula – il criterio del Paese di primo arrivo va rivisto”. Il presidente del Consiglio ha parlato anche di povertà, facendo riferimento ai dati diffusi dall’ Istat: “Non può essere ignorato chi vive in povertà assoluta. Ci sono 5 milioni di persone che non possono più attendere”. “Il problema della povertà – ha continuato il premier – si intreccia poi con quello del divario territoriale. Per questo noi pretenderemo che l’Unione europea dia risposte attraverso un più ampio e organico utilizzo dei fondi strutturali dedicati a questi temi. Nel nostro programma di governo, abbiamo messo nero su bianco l’impegno per il lavoro e per il reddito di cittadinanza per migliorare l’inclusione sociale e le opportunità di impiego, specialmente per i giovani. Ma non solo”. E sono proprio i temi come lavoro, crescita, competitività e inclusione sociale che vanno “affrontati – secondo Conte – con maggiore incisività dall’Unione”.
La lettera del presidente Tusk ai 28 e la minaccia dell’Italia di porre un veto sul documento. E Salvini insiste nell’aiuto europeo alle pmi russe
Intanto, il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk, nella lettera di oggi ai Ventotto ha annunciato che proporrà al Consiglio europeo di approvare la creazione di “piattaforme regionali di sbarco fuori dall’Ue, se possibile insieme all’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) e all’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Iom), al fine di modificare il funzionamento delle operazioni di ricerca e salvataggio”. Ma l’Italia è pronta a bloccare le conclusioni sulla parte migratoria al vertice dei leader Ue di domani se nel testo non sarà inserito il concetto di responsabilità condivisa sui salvataggi in mare. Infine, l’Italia chiederà il ripristino dei finanziamenti alle Pmi russe a forte componente di società civile da parte della Banca europea per gli investimenti (Bei) e della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers). Lo farà dopo la cena sulla parte migratoria, quando Angela Merkel e Emmanuel Macron informeranno i partner sull’attuazione degli accordi di Minsk. La richiesta è nel quadro dell’art.5 della strategia Ue-Russia. Gli aiuti sono sospesi dal 2014.
Le conclusioni, identiche a Camera e Senato, del ministro Savona, “stiamo scrivendo una nuoa storia” (che guarda ad Est…)
Curiose le conclusioni del professor Paolo Savona, ministro delle Politiche europee, a perfino ambiziose, se non addirittura enfaticamente propagandistiche. “Anche se può apparire enfatico, ho la certezza che in Europa stiamo conducendo una battaglia civile, stiamo scrivendo una nuova storia”. Savona ha replicato a nome del governo dopo le comunicazioni del premier Conte in vista del Consiglio Ue. “Non operiamo quindi per la cronaca, questa può esserci anche avversa, ma sarà costretta a riflettere sulle iniziative che stiamo intraprendendo per riconciliare l’architettura istituzionale dell’Unione europea con la politica che riteniamo necessaria per un’Europa più forte e più equa”, ha spiegato il ministro per gli Affari Ue.
Savona però non perde l’occasione per ribadire la sua teoria in politica economica
Ma il ministro Savona non ha perso l’occasione per “informare” il Parlamento sulle sue idee in materia di Economia. Una pressione evidente sul titolare del Mef, Giovanni Tria. Paolo Savona avvia il suo ragionamento rilevando che “il debito pubblico italiano ha dietro un ingente patrimonio pubblico e privato, nell’ordine dei settemila miliardi di euro, e una propensione al risparmio delle famiglie comparativamente elevate rispetto all’Europa e una solida economia”. Detto questo, è l’allarme che arriva dal ministro per le Politiche Ue, “se, nonostante ciò, la democrazia italiana fosse esposta, come già accaduto, a gravi attacchi speculativi sul nostro debito pubblico, non sarebbe effetto delle condizioni di sua sostenibilità ma di una architettura europea con gravi lacune, la più grave delle quali è che non dispone degli strumenti consueti per una Banca centrale”. Infine, “gli strumenti alternativi finora proposti, discussi nel prossimo consiglio per ovviare all’assenza di un prestatore di ultima istanza che contrasti la speculazione – ha proseguitoSavona – non appaiono adeguati nei tempi di reazione sempre lenti e nella dimensione necessaria sempre scarsa”. Intanto, “siamo fiduciosi che lo diventeranno, e il governo opererà per questo”, ha assicurato.