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A tu per tu con Angela Ambrogetti, direttore editoriale di Aci Stampa  Le informazioni grazie al web

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Agenzia di informazione religiosa si impegna a fornire news ed approfondimenti sulla Chiesa

di Antonio Tarallo

Sesta puntata

“A tu per tu con Angela Ambrogetti, direttore editoriale dell’agenzia Aci Stampa.

Le informazioni grazie al web”. 

Incontriamo, per questo focus, Angela Ambrogetti, direttore editoriale di ACI Stampa. Aci Stampa è nata nel marzo 2015. Agenzia di informazione religiosa si impegna a fornire news ed approfondimenti sulla Chiesa, con particolare sguardo a Roma e all’Italia, dando particolare attenzione alle parole del Santo Padre. Fin dal suo nascere, la direzione è affidata all’Ambrogetti, classe 1965, una laurea in filosofia. I primi suoi passi come vaticanista per Radio Vaticana.  E’ il 1988. E’ direttore del quotidiano specializzato in informazione religiosa on line korazym.org. Suo, il blog www.ilportonedibronzo.it, sito  seguito da un pubblico di specialisti. Ha pubblicato con la Libreria Editrice Vaticana “Compagni di viaggio. Interviste al volo con Giovanni Paolo II”,  e “ Sull’aereo di Papa Benedetto. Conversazioni con i giornalisti” (2011).

Per la TAU editrice, nel 2014, pubblica “Giovanni Paolo II raccontato da chi lo ha raccontato”.

 

Papa Francesco fin da poco dopo l’elezione al soglio di Pietro, ha concentrato fin da subito una grande attenzione al tema della comunicazione. La stessa enciclica “Evangelii Gaudium”, ha preso in esame il vasto panorama dell’informazione che sembra vivere in perenne cambiamento. Scrive il Pontefice: “Viviamo in una società dell’informazione che ci satura indiscriminatamente di dati, tutti allo stesso livello, e finisce per portarci ad una tremenda superficialità al momento di impostare le questioni morali. Di conseguenza, si rende necessaria un’educazione che insegni a pensare criticamente e che offra un percorso di maturazione nei valori”.

Davanti a queste rilevanti parole, come dovrebbe operare il “giornalista-pedagogo”? E uso questo termine, visto il ruolo che il Santo Padre attribuisce all’Informazione.

 

Non credo che il giornalista debba essere un “pedagogo”. Piuttosto è un mediatore, qualcuno che conosce i fatti, li studia, ne è testimone li racconta agli “ascoltatori”. Perché chi legge, vede la tv, naviga comunque è chiamato ad ascoltare.

il giornalista in questo senso deve avere una grande onestà intellettuale.  Non solo deve essere ovviamente veritiero nel suo racconto, ma deve essere preparato, deve studiare e approfondire.

Ovviamente il suo primo compito è trovare la notizia, cosa è davvero notizia. E non tutto è una notizia da dare. Un lavoro specifico è quello di saper selezionare le informazioni che arrivano e capire se diffonderle o no e come diffonderle. Questa scelta presuppone una scelta di ideali. Se si fa gossip e scandalismo, oppure se si cerca di dare agli “ascoltatori” una consapevolezza che permetta loro di crescere e maturare. Ma sempre come informatori, non come insegnanti.

Continuiamo sul “filone della pedagogia”, ma in altro contesto. Diciamo “autoreferenziale” per quanto concerne la stampa.

Quando parliamo di pedagogia non si può non pensare a un altro termine: maestri. Ora, il Sinodo dei Vescovi sui Giovani – in preparazione per ottobre prossimo – ha evidenziato quanto alle giovani generazioni manchino proprio questi.

Poniamo questo discorso, allora, per il giornalismo. E in special modo per quello cattolico, oggetto di questo approfondimento per i lettori di sanfrancesco.org.

Le nuove generazioni di giornalisti – che poi, saranno proprio loro a sviluppare gli strumenti dell’informazione in rete – pensa che abbiano sufficienti modi di “apprendere” questi mezzi in continua evoluzione? O, meglio, quanto le “giovani leve” sono prive anch’esse di “maestri”, “punti di riferimento”?

Anche in questo caso la parola “maestro” non si addice ad un giornalista o a chi lavora  nel campo dell’informazione.

I giornalisti più giovani escono per la maggior parte dalle scuole di giornalismo e di comunicazione e in questo senso sono anche più preparati per affrontare le sfide mediatiche dei giornalisti di qualche decennio fa. Certo se da un lato c’è più preparazione “tecnica” per lo stesso motivo, le scuole specializzate, c’è meno formazione culturale ed umana.

Ma anche vero che un tempo i giornalisti iniziavano con la cronaca, poche idee e molti fatti. Certo poi non tutti facevano gli opinionisti, ruolo che oggi si ricopre con troppa disinvoltura rischiando di rimanere vittima di manipolazioni del mais stream.

I maestri, quelli veri si trovano nello studio e nella spiritualità. Ognuno può trovarli se li cerca davvero.

Informazione veloce che, spesso, diviene informazione non sempre veritiera. E anche per questo punto, Papa Francesco parla chiaro: “L’efficacia delle fake news è dovuta in primo luogo alla loro natura mimetica, cioè alla capacità di apparire plausibili”. Mi rivolgo al Direttore Ambrogetti, direttore di una delle agenzie stampa cattoliche più accreditate. Come riuscire a fare “discernimento”? La parola mi sembra, forse, la più adeguata….

Un affare news si smaschera con la preparazione. Per questo è importante la specializzazione  e la preparazione. Oggi con facilità ci si definisce ad esempio “vaticanista”. Ma quanti sono davvero degli specialisti? Basterebbero poco domande banali per dimostrare che una fake news è facilmente smascherabile se si conosce la materia e se non si ha troppa paura di “non arrivare in tempo”. La fretta, che pure oggi ha un suo valore, non è mai una buona consigliera. Esiste la regola della verifica di una notizia che è sempre buona. Ci vuole un po’ più di tempo, ma fa parte del lavoro.

Per essere un giornale buono si deve soprattutto essere affidabili.

Da sanfrancesco

 
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