Dopo gli interventi in piazza, i giornalisti si sono spostati in corteo nel vicino cinema Anteo, dove la giornata è proseguita tra approfondimenti, testimonianze, denunce, suggerimenti sui temi cardine di una professione sempre più sotto attacco.
«È importante che oggi tutti gli enti della categoria si rivolgano con una voce sola agli interlocutori, istituzionali e politici – ha detto Giovanni Negri, coordinatore degli enti, introducendo i lavori -. Abbiamo già scritto al presidente Mattarella per sottoporre alla sua attenzione le tante criticità del nostro settore. Le sfide che abbiamo davanti sono impegnative. Per questo abbiamo il dovere di affrontarle insieme in difesa della professione».
Il presidente della Lombarda, Paolo Perucchini, ha quindi ricordato che «siamo qui per alzare la voce e farci sentire. Lo facciamo perche siamo alle corde. Rischiamo di diventare una razza in via di estinzione. Dai grossi gruppi alle piccole realtà, le aziende sono in crisi ovunque. Una svolta non è più rinviabile. Chiediamo risorse per rilanciare il lavoro, perche l’informazione la fanno i giornalisti e non le nuove tecnologie da sole; chiediamo sostegno a chi assume giornalisti e regole che vietino i premi ai manager quando tagliano i costi usando ammortizzatori sociali. Chiediamo agli editori un nuovo patto sociale: noi garantiamo il lavoro e loro devono garantire occupazione, emersione del lavoro irregolare, ricambio generazionale».
Il punto è dare diritti e tutele a chi non ne ha. «In questo senso, il nuovo contratto con l’Uspi è primo passo. Dobbiamo fare sistema, fare squadra e ripartire dai territori per affrontare insieme le grandi sfide della professione. Milano c’è», ha ribadito il presidente della Lombarda.
«Siamo qui insieme con gli enti e le Associazioni regionali di Stampa – ha esordito il segretario generale Raffaele Lorusso – per lanciare un appello alle istituzioni e al governo che verrà, a cui sottoponiamo e sottoporremo le criticità di questo settore: una normativa antitrust non al passo con i tempi, il tema mai risolto dei conflitti di interessi, il tema della raccolta pubblicitaria (mai affrontato in questo Paese) e il ruolo del ‘over the top’. Chi fa profitti utilizzando informazione professionale deve pagare le tasse come tutti gli altri».
Fra gli altri punti toccati da Lorusso, anche il problema delle minacce ai cronisti, il fenomeno delle cosiddette ‘querele bavaglio’. La riforma del reato di diffamazione a mezzo stampa. «Temi sui quali non ci fermeremo – ha detto – come non ci fermeremo nella lotta per il lavoro regolare. Le redazioni si svuotano, il modello che vogliono gli editori è fatto di pochi redattori in redazione e di tanti collaboratori senza garanzie né tutele fuori dalle redazioni. Un modello da contrastare in ogni sede».
Occorre ridare centralità al lavoro, perché il tema del lavoro è scomparso dall’agenda politica. «Bisogna includere – ha insistito il segretario generale – per ridurre le diseguaglianze. Lo scorso governo ha messo in campo tra il 2014 e il 2018 ben 188 milioni di euro, andati a finanziare pensionamenti anticipati che hanno consentito alle imprese di distruggere occupazione senza crearne di nuova. Nulla è stato fatto per sostenere il lavoro».
Lorusso ha poi citato la dichiarazione congiunta firmata di recente con l’Aran, «che dopo 18 anni apre la strada alla contrattazione per gli uffici stampa nella pubblica amministrazione», e la necessità di intavolare il confronto con gli editori anche sul lavoro autonomo. «Hanno ragione quegli editori che dicono che serve più… Continua su fnsi