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Agcom, nuovo monarca dell’informazione?

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Cinque uomini – tanti saranno i nuovi membri dell’Autorità Garante per le Comunicazioni – tra un pugno di settimane potrebbero avere saldamente nelle loro mani l’intero sistema dell’informazione online. E’ questa l’amara conclusione cui si giunge ripercorrendo a ritroso le vicende degli ultimi giorni. La storia, o, almeno, l’ultima puntata di questa brutta storia italiana, inizia lo scorso 21 marzo quando il Presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, Corrado Calabrò, in Senato, annuncia l’intenzione di varare – prima di lasciare la sua poltrona al successore – il famigerato regolamento sulla tutela del diritto d’autore online a seguito dell’imminente varo di una non meglio precisata norma da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
E’ la notizia che si attendeva da tempo.

L’Autorità Garante per le comunicazioni si avvia, dunque, a divenire lo sceriffo della Rete con inediti poteri di dettare ed applicare le regole relative alla circolazione di ogni contenuto nello spazio pubblico telematico.
Un autentico monarca dell’informazione con potere di vita o di morte su ogni bit online.
Lo diventerà – è questa la vera rivelazione del Presidente Calabrò – con un’investitura formale da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri, attraverso una norma della quale, sino ad allora, nessuno aveva mai sentito parlare.
Una “legge segreta” attraverso la quale il Governo pare intenzionato ad attribuire all’AGCOM dei poteri che quest’ultima, pur non disponendone, aveva già da tempo annunciato l’intenzione di esercitare.
Una sorta di sanatoria istituzionale.

La storia, prosegue quindi – ed arriviamo così alle ultime 48 ore – con la pubblicazione sulle pagine de La Stampa online, del testo di un provvedimento la cui paternità viene imputata alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Dovrebbe trattarsi – a quanto si apprende – proprio del testo del provvedimento che il Governo si avvierebbe a varare.
Passano ventiquattro ore ed il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà, in un’intervista, sempre a La Stampa, conferma che i suoi uffici stanno lavorando alla norma di cui ha parlato il Presidente Calabrò in Senato ma aggiunge che il testo definitivo sarà diverso e sarà licenziato solo dopo l’ok del Ministro dello Sviluppo Economico,  Corrado Passera.
Catricalà non dice attraverso quale strumento normativo il Governo intenda procedere ma conferma che ciò accadrà ed accadrà presto.

E’ uno scenario inquietante lontano anni luce dalle dinamiche costituzionali e da ogni prassi istituzionale.
Uno scenario fatto di bugie, rivelazioni a sorpresa, leggi scritte in segreto da soggetti che non dovrebbero scriverne ed Autorità amministrative trasformate, per legge, in monarca.

In uno scenario del genere la nomina dei nuovi membri dell’AGCOM – al pari di quelli del Garante per la protezione dei dati personali e di quelli del CdA della RAI – si colora di un’importanza senza precedenti e non può restare affidata a claudicanti ed ambigue regole incapaci di garantirne la trasparenza.
E’ per questo che decine di associazioni esponenti della società civile italiana, tra le quali, Art. 21, riunite in un’inedita e neonata coalizione – Open Media Coalition – ha preso carta e penna e chiesto al Presidente del Consiglio dei Ministri ed ai Presidenti di Camera e Senato di invitare, nel nostro Paese, un osservatore delle nazioni unite, nella persona di Frank La Rue, Relatore speciale sui temi della promozione e protezione della libertà di opinione ed espressione.
Solo un osservatore internazionale, infatti, in un contesto istituzionale di questo genere, può garantire che alla nomina dei membri di quella che si avvia a diventare la monarca dell’informazione online, si proceda in modo trasparente.

Cinque uomini, sono davvero pochi per garantire la libertà di informazione nei new media in un Paese a rischio come il nostro.
L’invito, rivolto a chiunque voglia contribuire a questa campagna di trasparenza e civiltà giuridica, è di far girare quanto più possibile questa lettera.
Davanti alla richiesta di trasparenza di centinaia di migliaia di cittadini, Governo e Parlamento non potranno far finta di nulla.


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