«Questo business non è mai stato adatto per i deboli di cuore». Sergio Marchionne non credeva molto nell’auto elettrica, ma è stato costretto a un brusco dietrofront. Gli automobilisti sono sempre di più attratti dalle nuove vetture ad energia pulita, perfino il “contratto di governo” discusso a metà maggio dal M5S e dalla Lega (e assunto dal presidente del Consiglio incaricato Giuseppe Conte) stabilisce incentivi «per favorire l’acquisto di un nuovo veicolo ibrido ed elettrico».
Così l’amministratore delegato di Fiat Chrysler Automobiles ha preso atto delle nuove tendenze del mercato mondiale (la Cina ci punta molto) ed italiano. La svolta dovrà arrivare il primo di giugno: i progetti per l’auto elettrica saranno uno dei perni del piano industriale 2018-2022. Marchionne esporrà al centro prove del gruppo a Balocco come procedere. Dovrà indicare modelli, marchi, investimenti, fabbriche per affrontare l’imponente sfida dei cambiamenti tecnologici: come passare dagli inquinanti motori a benzina e diesel a quelli elettrici puliti, a “zero emissioni” di gas di scarico. Il cambio di rotta è stato annunciato lo scorso 15 gennaio al Salone dell’auto di Detroit: «La metà delle auto prodotte al mondo entro il 2025 sarà ibrida, elettrica o a celle a combustibile» e «le case automobilistiche hanno meno di un decennio per reinventarsi» se non vogliono essere cancellate.
È una marcia indietro niente male per il manager in maglione nero, certamente lui non è tra “i deboli di cuore”. Fca è in ritardo e non vuole essere cancellata, anzi vuole rinnovare i successi degli ultimi dieci anni. Marchionne fino a poco tempo fa aveva snobbato l’auto elettrica ritenendola una novità non utilizzabile in tempi brevi, così si era limitato solo a delle sperimentazioni. I motivi del rinvio ai tempi lunghi erano due: 1) gli alti costi degli investimenti, 2) il mercato ancora molto ristretto per le vetture elettrificate. Poi però è arrivato il calo delle vendite delle vetture Fiat e Chrysler, con l’eccezione di Jeep, Alfa Romeo e Maserati (su questi tre marchi premium, che assicureranno il lavoro alle fabbriche italiane, si sono concentrati gli investimenti). Così c’è stato il ripensamento sull’auto elettrica. La concorrenza da affrontare è temibile.
Non solo l’americana Tesla ha già cominciato a produrre auto elettriche di alta gamma ma anche la giapponese Toyota da anni ha avviato l’”onda gialla” di macchine commerciali di massa a trazione ibrida, metà elettrica e metà benzina. E adesso stanno arrivando sul mercato una valanga di modelli Bmw e Mercedes ricaricabili attaccando una spina alla presa della corrente elettrica. La Volvo (proprietà della cinese Geely) ha addirittura annunciato che dal 2019 tutti i suoi modelli avranno anche una trazione elettrica o ibrida oltre a quella a benzina. Il colosso Volkswagen è in corsa per la supremazia nei veicoli ad energia pulita: il gruppo tedesco produrrà ben 80 modelli di auto elettriche o ibride entro il 2025 e investirà 34 miliardi di euro in questo settore e in quello delle vetture a guida autonoma.
Così l’amministratore delegato del gruppo italo-americano ha deciso la svolta. Per dimostrare che si tratta di progetti seri e non solo di idee da collocare in un lontano futuro, ha fatto qualche anticipazione sorprendente. Anche la Ferrari produrrà un’auto elettrica sfatando il mito che potenza e velocità sono garantite solo da motori a benzina: «Se qualcuno fa la supercar elettrica, la fa la Ferrari. Saremo i primi a realizzarla: direi che è un atto dovuto. E non importa se poi la vendiamo o meno». Più in dettaglio: nel 2019 verrà costruita la prima Ferrari ibrida e nel 2020 arriverà la Jeep Wrangler ibrida, un fuoristrada in testa tra i modelli più venduti di Fca.
L’impegno nelle nuove tecnologie non si ferma qui: c’è anche la nuova frontiera delle auto a guida autonoma, senza un uomo ai comandi. Fca fornirà “migliaia” di Chrysler Pacifica a Waymo, la divisione di Google impegnata nel lancio del servizio di taxi senza guidatore.
La strada è segnata, lo impongono le ferree regole della concorrenza globale. Il senatore del Regno d’Italia Giovanni Agnelli, il nonno di Gianni, l’Avvocato, era un grande sostenitore delle nuove tecnologie. Il fondatore della Fiat sollecitava a cogliere tutte le opportunità dell’innovazione: «Dobbiamo sempre guardare al futuro. Prevedere il futuro delle nuove invenzioni. Non avere paura del nuovo. Cancellare dal nostro vocabolario la parola impossibile». Ecco, la vettura elettrica e senza conducente è il prossimo futuro del mercato dell’auto. Anzi è quasi il presente.